Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      IL MARE NOSTROnell'aria l'oltraggio giallo-nero, voi vedeste privati di pane, spinti ad emigrare miseri e nostalgici, i vostri uomini, e sostituiti con gente d'altra razza: questo dovette vedere Pola, quando, dopo una memoranda, veramente eroica lotta elettorale, in cui aveva affermata la sua volontà italiana, contro i più vasti e più subdoli maneggi dell'imperiale marina, gli operai italiani, per vendetta, furono tutti cacciati dall'arsenale e sostituiti con croati... »
      Il Tamaro seguitava, ricordando che a Venezia la piazza, le vie, sentirono il passo duro dei soldati stranieri, ma non solo questa sventura fu riserbata agli italiani di Trieste, veneti essi pure. Essi dovettero periodicamente affrontare colonne di stranieri, percorrenti la città sotto la protezione della polizia austriaca; colonne di slavi, insultanti il suo carattere italiano ed i suoi diritti; colonne di sloveni, dilaganti come alluvioni nelle sue belle piazze, piene di sole italiano, a gridare evviva alla Slavia, ad inveire contro il Comune italiano, a schernire, sempre difesi dalla polizia e dai gendarmi, altrettanto slavi, tutto ciò che ai triestini era più caro, la patria, 1' amore all' Italia, la volontà di vivere italianamente, espressa da quel solo grido che usciva dalla folla, che s'alzava tra le mischie, che faceva aleggiare un'idealità tra quella bruta violenza : il grido di viva l'Italia!
      Doppia dunque la sventura dei veneti ancora soggetti : il governo straniero e l'essere staccati dalla nazione da una parte, la continua, artificiosa immigrazione slava dall'altra. L'un male e l'altro itegli ultimi tempi sapientemente organizzati per soffocare lentamente l'italianità, per stremarne le difese, per ridurla a patteggiare, a transigere, a comperare le sue giornate dal principe Hohenlohe. Stretti in una poderosa maggioranza nella difesa dell'italianità, protesi in un magnifico sforzo — diviso tra le diverse associazioni e tra i diversi enti — per arrestare la crescente massa slava, mai delusi dalle sconfitte, e mai convinti di aver sufficientemente vinto, i veneti dell'altra sponda sentivano di lottar invano, solo per ritardare, solo per poter giungere
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 9. Il mare nostro (Il dominio dell'Adriatico)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 159

   

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