Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
IL MARE NOSTROso; dominar l'Adriatico significa essere gli approvvi-gionatori dei paesi di civiltà più arretrate che sono sull'altra sponda, significa essere gli unici vettori della produzione che per esso dall'Europa centrale si avvia al Mediterraneo, aver traffici tra l'una e l'altra riva, come i ragni li hanno per le fila delle lor reti, esercitare il cabotaggio e la pesca, senza pericolo di saltar per aria, vegliare da vicino sulle azioni e sulle intenzioni dei popoli minori che ne abitano la costa orientale. Posseder l'Adriatico significa anche uscirne, poterne uscire con tutta la flotta verso difese e conquiste in altro mare, senza dover temere che le granate nemiche rinnovino la rovina della chiesa degli Scalzi, facciano saltare la nostra ferrovia litoranea, spargano sulle spiagge del nostro mare la morte.
Abbiamo diritto? Abbiamo diritto a divenire, a essere, a rimanere i dominatori dell'Adriatico, così come
10 fu Venezia?
Il fatto stesso che Venezia — risponde il Ratti a questa domanda — conquistò e mantenne per tanti secoli quel diritto, e che se ne giovò per portar ricchezza, lavoro e civiltà là dove non esistevano, lo dimostrerebbe da sè, aumentando le proporzioni di tal diritto. Ma poi che oggi la storia si fa e non si legge — si fa una storia nuova e non ci si preoccupa dell'antica — è opportuno vedere su quali altre basi si fondi il diritto d'Italia, che non sieno quelle troppo facilmente chiamate, e troppo veramente divenute retoriche.
In cifre tonde, e secondo la carta geografica in vigore fino alla vigilia della guerra, l'Italia aveva sull'Adriatico 1200 dei suoi 6400 chilometri di coste; l'Austria 800, il Montenegro 48; l'Albania 300 : noi avevamo dunque uno sviluppo costiero superiore a quello di tutti gli altri Stati adriatici presi insieme. Si noti inoltre che le coste d'Italia, per tutta la loro lunghezza, hanno alle spalle l'entroterra di più che mezza penisola, poiché la linea di displuvio appenninica appoggia per tutto
11 suo corso a occidente, mentre le coste politicamente austriache non erano che il margine di un entroterra profondo pochi chilometri.
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