Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA CALATA DEI PROSSENETIsbagliato il loro calcolo, credendo di poter fare del nostro paese lo strumento inconsapevole e remissivo di un'audacissima politica, intesa a sconvolgere, insieme con l'equilibrio balcanico, la pace d'Europa. Comunque sia, il barone von Merey, abbandonando Roma, non ha lasciato dietro di sè tracce durevoli della sua azione diplomatica, anzi dichiara implicitamente il fallimento della sua politica ».
Tutti i tentativi fatti dalla stampa per ottenere dall'ambasciatore, che lasciava Roma, qualche dichiarazione politica, riuscirono vani.
Un giornalista che lo seguì nel viaggio, e tentò di intervistarlo in treno, dovette accontentarsi di poche frasi inconcludenti.
« Non posso — disse von Merey — che ripetere e confermare le dichiarazioni già fatte alla stazione di Roma, agli amici che hanno voluto salutarmi alla partenza, al prefetto comm. Aphel, ai miei connazionali. Vado a Vienna, perchè ho bisogno urgente, assoluto, di un tranquillo riposo che mi permetterà di curare con maggiore efficacia una malattia che mi affligge da parecchio tempo. »
Il giornalista dichiarò senza reticenze all'ambasciatore che nell'istante stesso della sua partenza alla stazione di Roma vi era qualcuno il quale affacciava la possibilità che egli si recasse a Vienna per compiere una missione politica.
« Escludo recisamente — rispose von Merey — che la mia sia una malattia... diplomatica, e che il mio viaggio abbia il più lontano carattere di una missione politica. Da parecchio tempo sono malato, e malgrado i medici mi avessero consigliato il più assoluto riposo, fui costretto a partecipare attivamente alle trattative politico-diplomatiche degli scorsi giorni.
« Ora però sento 1' imperioso bisogno di curarmi nella tranquilla quiete della mia casa, e mi auguro di poter tornare al più presto al mio lavoro. »
E non volle dir di più. Certo è però che il « temporaneo congedo per malattia » si prolungò indefinita-
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