Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA CALATA DEI PROSSENETIcommetteremmo ai danni della Triplice Intesa la più patente violazione di neutralità, oltre che per la mutazione territoriale, sopra tutto perchè disimpegneremmo una quantità non trascurabile di truppe e di armamenti che F Austria-Ungheria è costretta a tenere oggi nel Trentino, per difendersi contro una nostra ipotetica sorpresa. Quindi, l'accettazione ipso jacto del Trentino equivarrebbe ad un atto di ostilità nei riguardi dell'Intesa, non so con quale e quanta convenienza nostra.
« Poniamo l'altro caso, che l'occupazione fosse rimandata a dopo la guerra. Ma allora la Nazione insorgerebbe, giustamente sdegnata, vedendo, nel totale probabile sconvolgimento della carta politica dell'antico continente, l'Italia ridotta a doversi appagare di un così piccolo aumento territoriale, insufficiente a compensare la definitiva rinuncia all'Adriatico ed alle vie dell'Oriente. D'altra parte è presumibile che alla nostra inerzia, mantenuta dal principio alla fine del conflitto, sarebbe negato il premio, anche se promesso, perchè, nella liquidazione finale, l'interesse dei vincitori e quello dei vinti sarebbero naturalmente solidali contro di noi, parassiti degli altrui sacrifici. E noi faremo, allora, per il Trentino, la guerra che non avremo voluta fare per tutto il nostro avvenire? »
Altro dono, attribuito alla munificenza del principe di Biilow : Trieste città libera.
« Se il fine supremo della politica italiana — scriveva Ruggero Fauro — potesse essere il trasferimento della bestia nera del sentimentalismo italiano, il principe Hohenlohe, da Trieste ad un'altra capitale di provincia, o la sostituzione, sulle insegne dei tabaccai triestini, dell'aquila bicipite con l'alabarda bianca, o la costituzione di una nuova San Marino italo-slavo-austriaca; se una grande nazione potesse mettere in cima ai suoi pensieri la sorte di duecentomila suoi figli, solo perchè tali, trascurando la missione che essi e la loro terra possono avere nel suo presente e per il suo avvenire, e nello stesso tempo rinnegare e lasciare in balìa agli stranieri altre migliaia di figli, viventi accanto a quel-
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