Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIA
« Leggo in un giornale di Roma che in una riunione tenuta nella sede del partito socialista riformista, sono stato dichiarato .nemico della patria perchè colpevole di illecite ingerenze e di perfide pressioni sui poteri responsabili.
« Tutto ciò perchè, neppure di mia iniziativa, ma chiamato, ho espresso, come era mio stretto dovere, u-na opinione conforme alle mie convinzioni e coerente con le opinioni già manifestate in un discorso parlamentare e nella pubblica stampa.
« È inesplicabile come partiti che professano prin-cipii di ampia libertà, abbiano così poco rispetto per le opinioni altrui. »
E dello stato d'ianimo dominante nelle sfere gio-Httiane dava notizia questa nota inviata da Roma alla Stampa di Torino :
« Finalmente la situazione sembra chiarita. Siamo in piena requisitoria ministeriale contro l'on. Giolitti. L'atteggiamento di lotta che il Ministero Salandra-Son-ndno assume verso l'on. Giolitti, costituisce, secondo il giudizio degli spiriti imparziali, una mossa imprudente. Comunque, si accenna ad uscire dalla orribile incertezza delle ultime ventiquattro ore. L'enorme influenza prodotta dalla conoscenza del punto di vista sostenuto dall'ex presidente del Consiglio nei colloqui col Re e con l'on. Salandra, aveva posto in gravissimo imbarazzo il Governo. Gran parte dell'elemento parlamentare ed una forte corrente dell'opinione pubblica si erano polarizzati verso la tesi sostenuta dall'on. Giolitti, della opportunità di evitare la guerra.
« Di fronte al grande favore incontrato dalla condotta dell'ex-presidente del Consiglio, un dilemma si imponeva al Ministero : Od insistere nel proprio punto di vista contrario a quello dell'on. Giolitti, o morire.
« Il Ministero ha preferito vivere troncando la cordialità di rapporti politici esistenti finora fra l'attuale ed il precedente presidente del Consiglio. Il Governo è venuto a questa decisione dopo un breve periodo di panico, durante il quale le più gravi decisioni parvero possibili. Oggi il panico è, almeno apparentemente,
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