Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA TESI NEUTRALISTAche ha affilate le baionette, altra via che quella della guerra : è tempo che taccia Io sterile chiacchierio diplomatico, e che, purtroppo, parli il cannone. La questione dell'Adriatico italiano si risolve oggi, o non più; i nostri diritti di grande Potenza marinara nel Mediterraneo dobbiamo affermarli e consacrarli oggi, prima che l'Intesa abbia forzato i Dardanelli e cacciato il turco dall'Europa, o dobbiamo rinunziarvi per sempre.
« Le timorate coscienze neutraliste — proseguiva l'onorevole Pais — fanno le Cassandre a buon mercato e paventano addirittura la fine d'Italia se oserà impugnare le armi contro l'Austria e la Germania. Se fosse serio il pericolo che fa tremare « le vene e i polsi » ai piangenti neutralisti, comprenderei il loro diuturno spavento; ma è davvero così serio questo temuto pericolo? Gli e-serciti belligeranti, nell'ipotesi meno pessimistica per ìe Potenze centrali, sono due forze uguali e contrarie, per il momento, che si equilibrano : ora, se sulla bilancia del conflitto si mettesse il peso delle nostre armi e quello delle forze rumene, non è chiaro cihe ci arriderebbero tutte le probabilità della vittoria? Domani, invece, con la Russia che cala dai Carpazi in Ungheria, la Germania serrata indistricabilmente in un cerchio di fuocp e la Turchia agonizzante, domani, il nostro soccorso sarebbe quello... di Pisa, ne potremmo riprometterci da esso i benefici che ne ricaveremmo ora. Come italiano e come il più modesto fra coloro che per l'Italia hanno combattuto, io non posso pensare senza amarezza che si voglia completare l'unità della patria ancora con un atto di debolezza : questa grande opera del Risorgimento, i-niziatasi mercè il largo ausilio delle armi francesi nel '59, maturatasi attraverso le sventure di Custoza e di Lissa. deve aveTe un epilogo un po' più dignitoso di quello che le si vuol preparare a mezzo di un odioso atto di intimidazione. L'Italia ha un esercito ed una flotta che sono costati ingenti sacrifici, anche se non sempre opportunamente compiuti, e, sopra tutto, ha la coscienza della propria grandezza e della missione di civiltà che le spetta nel mondo; ed in questo momento tragico non può starsene in disparte a piatire elemosine, ma deve
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