Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA TESI NEUTRALISTAe a Machiavelli, a Leonardo e a Galilei, la terra in cui più alto e intatto fu il culto delle anime multiformi che non conobbero rigidezza e pedanteria, perchè originali e scintillanti di tutti i raggi della vita e dell'azione, co-sotto le forme della obbiettività, la pedanteria sotto le me mai in Italia sia possibile che prosperi l'assenteismo forme della calma socratica... »
Il senatore Barzellotti fu uno dei più aperti sostenitori della tesi neutralista. Egli proclamò il suo pensiero in Senato e lo riaffermò in interviste ed in pubblicazioni.
In un suo discorso pronunciato al Senato egli disse che la guerra prestabilita e preannunziata avrebbe potuto gettare il paese in un ignoto che rischierebbe di compromettere il conseguimento di nuegli stessi ideali.
I difensori delle istituzioni inseparabili dell'ordine civile, compresi i naz;onalisti — egli soggiunse — si trovano accanto ai più accesi antimilitaristi d'ieri. Costoro vedono nella guerra la possibilità di mutare in prò dei loro ideali politici e sociali l'assetto interno del paese, poiché ravvisano nelle prevedibili ragioni di malcontento e di disordine interno, che la guerra porterebbe seco, l'ambiente pur atto a far sorgere nelle classi popolari quei lieviti rivoluzionari ed anarchici che essi fomentano; nè, dicendo così, rischio di farmi ritenere giudice temerario delle loro intenzioni, una volta che essi le professano apertamente, anzi le urlano ogni giorno in faccia allo Stato e alla Monarchia in atto di sfida.
La considerazione che dopo la guerra l'Italia potrebbe scontare le responsabilità della sua « inazione » — proseguì il senatore Barzellotti — è ragionamento semplicista perchè l'esito ineluttabile della guerra sarà la prostrazione di una delle due parti atterrata con sul collo il tallone del vincitore. Molti credono nella vittoria di una delle due parti, ma la Germania eroicamente perdura in una lotta smisurata, titanica, imponendo a chi non abbia ottuso il senso delle grandi cose, l'ammirazione ed il rispetto. La Germania, egli disse, non può scomparire dalla vita di un mondo : credo al dilaniarsi
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