Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA TESI NEUTRALISTAMinistero Salandra avesse dovuto subire, sotto l'infausta pressione della famosa lettera del parecchio, le trattative con l'Austria : e mostrava di credere che il Ministero, in considerazione delle varie insidie di carattere generale che esse contenevano, avesse voluto eludere il triste gioco di queste trattative con gli Imperi centrali.
A queste osservazioni rispose un altro giornale a-mico dell'on. Giolitti, la Tribuna, svolgendo le seguenti considerazioni :
« Noi abbiamo dato con fermezza e con assoluta indipendenza la nostra fiducia al Governo, avendo ragio-re di ritenere che la sua azione si svolgesse secondo u-na tesi di buon senso da noi posta sino da principio, ed alla quale siamo stati sempre coerenti, la tesi cioè o che l'Austria faceva concessioni adeguate nei limiti del-.e possibilità diplomatiche alle nostre aspirazioni nazionali, o l'Italia sarebbe stata costretta a rivendicarle con ìa guerra, alla cui eventualità si doveva provvedere con una energica preparaz'one militare. Noi non ci nascondevamo affatto la difficoltà del problema, e quindi ritenemmo che nessun limite od ostacolo dovesse essere posto a questa preparazione ed all'azione diplomatica svolta per raggiungere l'intento, salvaguardando gli interessi e la sicurezza nazionale.
« Noi, ripetiamo, dobbiamo credere che questo sia stato sino da principio il pensiero del Governo, e che in tale senso si sia svolta la sua azione. Certo questa a-zione poteva o non poteva riuscire; ma noi abbiamo o-gni ragione per non accettare la tesi informativa dell'on. Bissolati, e che cioè il Governo, pure iniziando e svolgendo le trattative, non solo fosse già sicuro che non sarebbero approdate, ma si fosse proposto preventivamente di eluderne il possibile risultato.
« Certo vi sono stati giornali quali il Corriere della Sera, che sino dall'inizio hanno costantemente espresso in proposito il loro scetticismo, senza però menomamente connetterlo con l'idea di un concetto prestabilito da Darte del Governo; ma non pochi altri giornali, per nulla sospetti di preferenze o tendenze speciali, e per non sbagliare citeremo il Giornale d'Italia, si sono trovati
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