Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
la tesi neutralistadell'Italia e dal crearle un umiliante isolamento, le assegna, nell'ora storica che si attraversa, una funzione di equilibrio apprezzabile da tutte le Potenze in conflitto, e potrà riservarle una missione pacificatrice che sarebbe gloria più alta e più degna di qualunque vittoria militare;
« che invece lo sforzo da opposte parti e per opposti fini intrapreso allo scopo di impressionare la pubblica opinione e di premere sul Governo così da trascinare l'Italia ad un atteggiamento di ostilità verso gli Stati della Triplice ed in favore della Duplice, mentre ci e-spone all'alea di irreparabili danni, sarebbe di fronte al diritto delle genti un fatto di gravità pari a quello della violata neutralità del Belgio, quando non fosse imposto dalle indeclinabili necessità della difesa nazionale;
« che invano si pretende di giustificare l'agitazione a coinvolgerci negli orrori e nelle rovine della guerra, ridestando sentimenti e suscitando aspirazioni in evidente contrasto colla realtà della situazione italiana, la quale reclama non una politica di avventure Der quanto generose, ma una cauta e vigile tutela del nostro diritto ad essere rispettati nelle legittime esigenze ed aspettative di paese al quale la natura stessa ha segnato confini e destini;
« affermano il loro proposito di aderire coti rinnovata coscienza e fiducia alla più rigorosa neutralità considerandola la via più sicura per la protezione dei veri interessi italiani e insieme una affermazione di civiltà nel cozzo spaventoso delle rivalità etniche ed economiche che hanno acceso la guerra attuale e ogni giorno ne rendono più tristi e dolorose le conseguenze;
« e si augurano che popolo e Governo persistano nella condotta prescelta, tesoreggiando le energie nazionali per l'ora del cimento che rendesse necessaria la azione concorde di tutto il Paese contro aggressioni o minacce straniere. »
Commentando questo deliberato e lo svolgimento dell'adunanza in cui era stato preso, il Corriere della Sera scriveva :
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