Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
la grànde guerra d'italiatrarsi il supremo sforzo di tutte le macchinazioni settarie, sarà questa povera Italia, perchè ha il torto di avere in casa sua Colui che è Vicario di Cristo, che essa, la setta, vorrebbe far scomparire (se le fosse possibile) dalla faccia della terra.
« Pericolo più grave l'Italia non ha mai corso, p're-sa in mezzo dalla guerra e dal cumulo di insidie, di minacce, di lusinghe, che la setta mette in opera per git-tarvela dentro.
« Essa vuol gettare l'Italia in una sanguinosissima guerra, affogarla nel sangue, per poi incolpare la Chiesa, il Papa, i preti, i cattolici, per farli bersaglio di ogni odio da parte delle masse, per l'incendio e la rivoluzione sociale.
« Occorre che tutti i cattolici, e specialmente coloro che si trovano a capo delle nostre associazioni, tutte quante sono, scendano in mezzo alle masse, e, con o-gni forma di propaganda, specialmente con quella orale, fatta a quattr'occhi, svelino le insidie, scuoprano il giuoco della setta, divulgando e inculcando nelle menti che il Papa, la Chiesa, i preti, i frati, i cattolici tutti, ohe vogliono esser degni di questo nome, sono sempre per la pace, non vogliono mai la guerra; e che nel momento attuale, sono per la neutralità. »
« C'è la riserva che, se la guerra si renderà inevitabile per la difesa della fede e della patria, i cattolici obbediranno; ma questa riserva non ha impedito che la campagna contro la guerra continuasse, sugli stessi motivi fondamentali, fino agli ultimi giorni. Quando l'Italia aveva già denunziato il trattato di alleanza con l'Austria, l'Osservatore romano, giornale ufficiale del Vaticano, scriveva, con la firma del suo direttore :
« Due circostanze contribuiscono a rendere più angosciosa l'attesa e più giustificata la trepidaz-one. Da un lato la voce largamente diffusa e che sembra abbastanza fondata, secondo la quale le concessioni fatte dall'Austria-Ungheria siano di tale importanza, da corrispondere in larga misura alle aspirazioni italiane. Che, se così fosse in realtà, sorgerebbe spontanea e ragionevole la domanda per quale motivo, per quale fato ine-
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