Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
la grande guerra d'italiacialisti dei paesi risparmiati dagli orrori della guerra, e specialmente i socialisti italiani e svizzeri, di impedire ogni ulteriore estensione della guerra; e con questo intendimento ai rappresentanti dei partiti socialista svizzero e italiano era fatto obbligo di rivolgersi ai socialisti degli altri Stati per suscitare una azione comune nei'paesi neutrali contro la prosecuzione del terribile macello, sollecitando senza indugio le trattative diplomatiche fra le nazioni belligeranti per la conclusione della pace.
Si deliberò, infine, di delegare alla commissione direttiva del partito socialista svizzero di provvedere, di accordo coi componenti della direzione del partito socialista italiano, alla più pronta ripresa del funzionamento della commissione stessa e alla sollecita convocazione dei rappresentanti dei partiti socialisti dei diversi paesi neutrali per prendere in esame la situazione internazionale e deliberare in proposito.
Il linguaggio tenuto dai socialisti ufficiali nel loro manifesto ed il loro atteggiamento, nuovamente documentato nel convegno di Lugano, diedero luogo a critiche vivaci, dentro e fuori del partito.
« Il manifesto — scriveva il deputato socialista Ca-nepa — veramente inferiore ad ogni seria manifestazione del momento presente, starnazza come un'oca nelle viete e vacue generalità dei luoghi comuni. Esso crea, contro la evidente ragione, una solidarietà di responsabilità fra gli aggressori e gli aggrediti e dimentica che la guerra, malgrado la lotta del capitalismo, non sarebbe scoppiata se il militarismo teutonico non la a-vesse prepotentemente voluta; abbassa la polemica ad una miserabile giostra parlamentare e sopratutto non avverte che la guerra deve sboccare necessariamente a questo dilemma : o 1' imperio del militarismo tedesco sull'Europa, o l'assetto e la libertà delle nazioni nei loro confini naturali, federate in un patto di disarmo.
« Proclamare la indipendenza dei lavoratori di fronte a tutto questo, è una cecità senza esempio. Sotto la fraseologia rivoluzionaria, questo manifesto, contro il pensiero di chi lo ha redatto e di chi lo ha votato, na*
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