Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
la grande guerra d'italiagi vediamo in Europa, se non completamente travolto, compromesso certo il partito socialista degli Stati belligeranti. Quel socialismo tedesco che vantava il primato in Europa per il numero dei suoi aderenti, per i suoi meravigliosi progressi, per la sua salda compattezza; quel socialismo che era per noi l'orgoglioso esempio della nostra forza per la causa del proletariato, esso è il primo che fu travolto, ed oggi quasi non si distingue il suo pensiero e la sua azione da quello che è il pensiero e l'azione della Germania borghese. Nè miglior sorte toccò al socialismo austriaco; ed il socialismo francese, che *>ure ha veduto morire Jaurès sul carneo dell'Internazionale, anch'esso fu dalla guerra travolto a fare causa comune con la borghesia.
« In mezzo all'imperversare di tanti pericoli e di . tanti orrori, i socialisti russi votarono contro i bilanci militari, ed in Serbia il solo deputato socialista seppe affrontare nella terribile agitazione del suo piccolo paese l'ira e l'odio della borghesia, per votare contro i bilanci militari, e ripetere alto e coraggioso il erido della nostra coscienza internazionalista : « Abbasso la .guerra! »
« Compagni lavoratori! In tanta tragedia di uomini, in così rapido succedersi di eventi spaventosi ed immani, non c'è da sorprendersi che talora anche le nostre coscienze di socialisti abbiano un sobbalzo trepido per l'avvenire che la guerra, la quale infuria intorno a noi, può prepararci ed imporci. Ma è appunto per questo, o compagni, che ci sembra dovere nostro parlarvi con cuore aperto. Noi non vogliamo celare a noi stessi i Gravi pericoli di questa incertezza perchè da questa tragga vantaggio la borghesia, che contro il proletariato in guerra od in pace non disarma mai e vi accarezza, o proletari, solo per disporre più facilmenrte delle vostre vite, per farvi più docili strumenti del suo dominio.
« Non è oggi in noi la forza di impedire o fiaccare la guerra ohe divampa. Noi non vogliamo, però, altre nazioni sui campi di battaglia. Noi non intendiamo rompere la linea designata dai nostri principii. Vogliamo con questo manifesto perciò parlare a tutti i compagni, quasi ad uno ad uno, e dir loro ohe nessuno può certo
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