Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA FIAMMATAgli uomini
la patria profondasola con la sua doglia
sola col suo travagliosola col suo destino.
« Si struggevano di pietà filiale divinando il suo sforzo spasimosoconoscendo quanto ella dovesse patire
quanto dovesse affaticarsi per generare il suo futuro.
« E pensavano in sè : « Come soffri! Come t affanni! In quale ambascia tu smani!! T'abbiamo amata nei giorni foschit'abbiamo portata nel cuore quando tu pesavi come una sciagura. Chi di noi dirà quanto più
orati amiamo?
« Tutta la passione delle nostre vite non vale a sollevare il tuo spasimoo tu che sempre la più bella sei e la più paziente. Come dunque ti serviremo?
« Uomini siamopiccoli uomini siamo; e tu sei troppo grande. Ma farti sempre più grande è la tua sorte. Per ciò dolora
travagliatrambascia. Tu avrai i tuoi giorni destinati ».
« E si mostravano i segni.
« Quando nella selva epica dell'Argonna cadde il più bello tra i sei fratelli della stirpe leoninafurono resi gli onori funebri al suo giovine corpo che fuor della trincea il coraggio aveva fatto numeroso come il numero ostile.
« Parve ai poeti che i quattro figli d'Aimone discendessero dalle Ardenne per portar su le spalle la bara del cavaliere tirreno.
« Il primogenitoche m'ode
quegli dalla gran frontes'avanzò nel campo quadrato
ove altri uccisi dei nostri giacevano in lunga ordinanza; si chinò
smosse la terrane prese un pugno
e disse :
« Rinnovando un costume di nostra antica gentesu questi cari compagni che a Francia la libera hanno dato la vita e l'ultimo desiderio all'Italia in tormento
spargiamo questa fresca terra perchè il seme s appigli ».
« Allora lo spirito di sacrifizio appari alla nazione commossa.
« E venne un altro segno. L'estremo dei martiri di Mantova
il solo dei confessori intrepidi sopravvissuto alle torture del carneficeLuigi Pastro
pieno d'anni e di solitudinespirò la sua fede che
attanagliata dalle
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