Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIA *
moriedelle cose
dei segnitanto è grave di destino questo dono che io ricevo con cuore fremente come se in me per grazia di una fedeltà senza falli
a più degnamente riceverlo entrasse l'ansia di quella che laggiù soffrì la fame del corposoffrì la fame dell'anima
violatastraziata
calcata con ferociaogni giorno più maledetta : la sentiamo qui in presenza vera : è dentro a noi. Come quelli che volevano scolpite e come quelle statue è diritta dinanzi a noi con tutte le sue piaglhe riaperte
con tutte le sue lividurecon le traccie di tutte le ingiurie
come il paziente alla colonna. E dietro di lei presenti in viso del medesimo sangue si levavano e nove e nove martiri giovanetti dei Giustiniani e la loro madre sublime intenta a fortificarli nel valore terrestre e nella speranza mortale. Ah! Veramente noi cominciamo a vergognarci e intendiamo il rude bisticcio di quell'uomo dei Mille
grandissimo animo in piccolo corpoil quale iersera gridò nel convito con la sua voce di assalto : meglio che prendere la parola vorrei riprendere il fucile
o compagni! Motto questo garibaldino ben dettobene udito in Genova. Ci piace qui ricordare come dopo la morte di Simon Vignoso
ricostituita la nuova maona tra i dodici socichi rinunziò al loro casato per assumere il nome di Giustiniano fosse un Francesco Garibaldo della dura stirpe ligure.
« Non questo calcoche io custodirò piamente
ma il Leone di pietra murata Genova trarrà dal glorioso muro in un altro giorno di sacra marina e lo rimanderà per mare a Trieste
restituzione magnifica. Passa la nave invitta di Caprera che forse sentirà il ruggito ripercosso dalla rocciae naviga all'Adriatico. E il morto figlio di Lampa sepolto nelle acque trionfate
e Luciano Doria davanti a Pola e Gaspare Spinola davanti a Trieste e gli altri terribili nostri che apparivano in epifania d'amore commisti ai vendicati di Lissa luminosamente.
«E il Leone di San Marco recato nell'Adriatico da navi di Genova significa per gli italiani : questo mare profondo ove la carezza di un flutto è il fiore di nostra gloria si chiama di nuovo e per sempre « golfo di Venezia ».
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