Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA GRANDE GUERRA D'ITALIAche ci competono in caso di occupazione militare o permanente da parte dell'Austria-Ungheria nei Balcani.
      Avarna
      6._— Il Ministro degli Affari Esteri al R. Ambasciatore aVienna.
      (Telegramma) Roma, 16 dicembre 1914
      La tesi sostenuta dal conte Berchtold mi reca sorpresa. Approvo le risposte dategli da Vostra Eccellenza. Non possiamo accettare la distinzione del conte Berchtold fra occupazioni temporanee e occupazioni momentanee risultanti da operazioni di guerra.
      Questa distinzione è contraria allo spirito e alla lettera dell'articolo VII.
      Pel fatto dell'avanzata delle truppe austro-ungariche in Serbia e della occupazione di quel territorio, essendosi nominato perfino un Governatore militare di Belgrado, deriva a codesto Governo l'obbligo dell'accordo coli'Italia sulla base dei compensi.
      Neppure possiamo accettare l'argomentazione del conte Berdhtold riguardo il precedente della guerra libica. Allora l'Austria-Ungheria, sulla base dell'articolo sette, ci impedì non solo occupazioni temporanee e momentanee, ma anche semplici operazioni di guerra, come bombardamenti, senza occupazione. Questa attitudine dell'Austria-Ungheria ci recò gravissimo danno sia dal punto di vista militare, sia da quello politico, poiché incoraggiò alla resistenza la Turchia che si sentiva indirettamente appoggiata e protetta. Non vale l'argomento che durante la guerra libica lo statu quo era minacciato da noi. L'articolo VII parla espressamente dello statu quo in Oriente e nella regione dei Balcani e non già dell'Impero Ottomano come tale. E la spedizione militare dell'Austria in Serbia ha precisamente turbato lo statu quo e l'equilibrio previsti dall'articolo VII. Ripeto che noi non abbiamo dato all'articolo VII l'applicazione proibitiva sostenuta da codesto Governo durante la guerra libica, ma non abbiamo inteso nè intendiamo con ciò
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 13. Gli eredi di Machiavelli (La preparazione diplomatica)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 184

   

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