Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      L'ITALIA IN PIEDInostro crescente vigore. Non si premuniva contro di noi; si preparava a sopraffarci. Per essere svanito l'incubo. non può essere svanito il ricordo della mal dissimulata, permanente ostilità che dimostrava l'arciduca ereditario Ferdinando contro l'Italia, nel tempo in cui l'Italia metteva tutto il suo buon volere a evitare cagioni di dissensi e di conflitti. E non fu leggenda il consiglio dato dal capo dello Stato maggiore austriaco, Conrad, di approfittare della nostra impresa di Libia per darci addosso. Il consiglio era troppo brutale, e Conrad dovette lasciare il posto; ma si riaffermava così la minaccia austriaca, quando più palese, quando più latente, non allontanata mai, contro di noi. E pur senza l'aperta sopraffazione, l'Austria spinse il suo parteggia-mento per la Turchia contro l'Italia, durante la guerra libica, sino a quel divieto di libertà bellica nell'Adriatico, che, formulato con una brutale intimazione, parve u-na fredda e disonorevole espulsione dell'Italia dal mare suo.
      « Era l'offesa perenne, non guerreggiata, ma che prometteva per il buon momento all'Italia la guerra e la disfatta. Noi ci siamo difesi male sino a ieri; contiamo difenderci meglio oggi e per l'avvenire... »
      Dopo aver assunto gli avvenimenti che avevan preceduto e determinato lo scoppio della conflagrazione europea, il Corriere della Sera continuava così :
      « Non era possibile secondare i piani dell'Austria; ma meno ancora era possibile restarcene in disparte e appagarci d'una transazione, imposta alla nostra nemica dalle dure circostanze in cui si trovava, che avrebbe fatalmente accresciuto in essa il malanimo, anzi l'odio, verso i traditori e i ricattatori, e in noi il pericolo d'una prossima guerra, forse disperata. Un'Austria immutabile si sarebbe mai potuta mutare, per assurdo miracolo, a vantaggio della nostra sicurezza, proprio per effetto d'una imposizione patita? E non sarebbe stato suo più acre e più costante proposito prepararsi alla vendetta, per ritemprare le ambizioni del suo avvenire nella sconfitta della rivale d'ambe le rive adriatiche?
      « Noi dovevamo dunque volere per la difesa nostra
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 14. L'Italia in piedi (La guerra è dichiarata)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 124

   

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