Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
L'ITALIA IN PIEDIto! Viva l'Armata Navale! Viva il Re! Gloria e Vittoria! »
Il discorso di Gabriele d' Annunzio solleva l'entusiasmo più ardente della folla. Ogni periodo della magnifica orazione suscita fremiti indicibili di gioia patriottica.
Il Poeta d'un tratto snuda la spada di Nino Bixio e porta la lama alle labbra, baciandola ripetutamente.
L'atto commuove la folla. È un momento d'intensa emozione. Poi la folla prorompe in altissime acclamazioni :
— Evviva d'Annunzio!
Intorno al Poeta si affollano i consiglieri ed il Sindaco, visibilmente commossi. In questo momento il deputato trentino on. Cesare Battisti, rivolgendosi alla folla, pronuncia poche e vibranti parole, applauditissime.
« Alla frontiera — egli grida. — Tutti alla frontiera, con la spada e col cuore! »
D'improvviso si levano voci altissime :
— Suonino le campane del Campidoglio.
11 desiderio diventa fremito e vibra in ogni animo.
— Le campane! Le campane!
Il grido ormai è uno solo. E le campane suonano; sembrano annunziare magnificenze di vittorie; sembrano invocare la maggior gloria per il popolp d'Italia, sembrano l'augurio più sacro per la guerra imminente.
Una magnifica leggenda dei tempi imperiali si riferiva alle statue ca've di bronzo che rappresentavano le Provincie romane e adornavano il Campidoglio. Era la leggenda delle « Statue risonanti ». Quando in una provincia venivano a trovarsi in pericolo l'autorità o la dignità, i diritti o gli interessi di Roma, la statua che rappresentava quella provincia diventava sonora, come una campana battuta a martello : e consoli, prefetti, imperatori, legioni, sapevano di dover correre in quella contrada, dove li chiamava il pericolo.
E in quel giorno le campane del Campidoglio battenti, frementi, urgenti su Roma, parvero veramente portare sopra la città le voci di Trento e Trieste, di Gorizia e di Zara,,,'-
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