Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAdi qualsiasi clamore, un silenzio in cui si sentono fremere, senza che il fremito turbi l'aura di solennità, migliaia di anime, circonda tutta l'aula dal basso in alto.
Chiaro, preciso, senza un tentennamento, il Presidente del Consiglio presenta il disegno di legge : « Conferimento al Governo del Re di poteri straordinari in caso di guerra » e ne dà la relazione in questi termini :
« Onorevoli colleghi! Sin da quando risorse ad unità di Stato, l'Italia si affermò, nel mondo delle nazioni, quale fattore di moderazione, di concordia e di pace; e fieramente essa può proclamare di aver adempiuto a tale missione con una fermezza che non si è piegata neppure dinanzi ai più penosi sacrifici. (Vivissime approvazioni).
« Nell'ultimo periodo, più che trentenne, essa ha mantenuto un sistema d'alleanza e di amicizie, dominata precipuamente dall'intento di meglio assicurare per tal modo l'equilibrio europeo, e, con esso, la pace.
« Per la nobiltà di quel fine, l'Italia non soltanto ha tollerato l'insicurezza delle sue frontiere, non soltanto ha subordinato ad esso le sue più sacre aspirazioni nazionali, (vivissimi, prolungati applausi), ma ha dovuto assistere, con represso dolore, ai tentativi metodicamente condotti, di sopprimere quei caratteri d'italianità che la natura e la storia avevano impresso, indelebili, su generose regioni. (Vivissimi, generali, prolungati applausi).
« L'ultimatum, che nel luglio del 1914 l'Impero Austro-Ungarico dirigeva alla Serbia, annullava d'un colpo gli effetti del lungo sforzo durato, violando il patto che a quello Stato ci legava. Lo violava per il modo, avendo ómesso, non che il preventivo accordo con noi, persino un semplice avvertimento (vive approvazioni); lo violava per la sostanza, mirando a turbare, in danno nostro, il delicato sistema di possessi territoriali e di sfere d'influenza, che si era costituito nella penisola balcanica. (Vivissime approvazioni).
« Ma, più ancora che questo o quel punto particolare, era tutto lo spirito animatore del Trattato che veniva offeso, anzi soppresso (vivissime approvazioni);
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