Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIApromettere le loro stesse condizioni civili in convulsioni che non potranno avere nè una tregua nè una fine.
« Noi aspettiamo e vogliamo che si integri ogni compagine nazionale, come pegno odierno di pace, e perchè ogni compagine nazionale è come il primo gradino verso maggiori aggregati umani e forme federative, (perchè no?) verso gli Stati Uniti di Europa. Noi vogliamo assicurare, nel nuovo stato di pace, l'avvento di quella civiltà superiore in cui sboccano e s'integrano tutte le civiltà degli ambienti nazionali; ma non per sopraffazione di uno Stato o di un popolo, quale che esso sia, e per quanto sia assurto in alto, bensì per una fusione graduale in cui viva e si perpetui, comunque trasformata, quell'Inghilterra, che coi suoi poeti scrutò meglio il cuore u-mano, e meglio ne cantò le passioni, e ne' Parlamenti creò uno strumento di libertà e, ne' suoi libri, della libertà magnificò l'azione, e studiò la vita; viva e si perpetui la Francia, la quale con i suoi pensatori e con i suoi artisti, con la viva azione stessa del suo popolo, fu antesignana e scolta, evocatrice ed auspice dell'emancipazione umana; viva e si perpetui la Russia di Turghe-niew e di Tolstoi, di Tdhernichewski, di Gogol e di. Massimo Gorki.
« Noi vogliamo aiutare anche la Germania a ritrovare sè stessa, onde torni ad essere quale la fecero o l'auspicarono Goethe e Schiller, Kant e Marx, Gian Paolo e Comenius; la Germania del pensiero eccelso e dell'opera feconda, laboratorio di civiltà e strumento di produzione, non inventrice di mezzi di morte e forza di distruzione.
« Noi vogliamo, o signori, questa volta, con le armi, con le armi stesse spezzare l'onnipotenza, spezzare la superstizione delle armi : memori, anche in ciò, della tradizione di Garibaldi, del quale nessuno più esecrò la guerra e nessuno combattè più battaglie per dare in olocausto la guerra a questo ideale di pace universale, di trionfo dell'idea di umanità.
« Noi vogliamo" che l'Internazionale viva e trionfi, ma non ci pare di assicurarne l'avvento dichiarandoci estranei a un conflitto in cui il proletariato più progre-
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