Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      L'ITALIA IN PIEDI
      « Noi non minacciammo l'Italia, non diminuimmo il suo prestigio, non intaccammo nè i suoi beni nè il suo interesse, osservammo sempre i nostri doveri di alleati, e le accordammo la nostra difesa quando andò in guerra.
      «Facemmo di più: quando l'Italia rivolse i suoi cupidi sguardi sopra i nostri confini, ci decidemmo, per mantenere la pace e l'alleanza, a grandi e dolorosi sacrifici, che riuscivano particolarmente penosi al nostro cuore paterno. Ma la avidità italiana che credeva di dovere sfruttare il momento, fu insaziabile. Si compia dunque il destino.
      « Le mie armate, in fedele fratellanza d'armi con quelle del mio altissimo alleato, hanno sostenuto vittoriosamente una gigantesca lotta di dieci mesi col potente nemico dell'Est.
      « 11 nuovo perfido nemico del Sud non è un avversario nuovo. I grandi ricordi di Novara, Mortara, Cu-stoza, Lissa, che formano l'orgoglio della mia gioventù; lo spirito di Radetzky, dell'arciduca Alberto e di Te-getthoff che vive nel mio esercito e nella mia armata, mi garantiscono che sapremo difendere con successo, anche a Sud, i confini della Monarchia.
      « Saluto le mie truppe provate alla vittoria e i loro capi, con fiducia che il mio popolo, al cui mirabile spirito di sacrificio devo la mia profonda gratitudine, preghi l'Altissimo perchè benedica la nostra bandiera e prenda sotto la sua protezione la nostra giusta causa. »
      In questo documento par che riviva tutta la storia delle nostre relazioni con l'Austria. Da essa l'Italia fu sempre considerata come terra di conquista, gl'italiani furono sempre considerati come servi a cui toccava ubbidire e tacere : il suo ministro, cupo e cupido, dichiarava l'Italia un'espressione geografica, i suoi proconsoli ebbero per metodo di governo il carcere, il bastone, la forca : appollaiato nella Lombardia e nella Venezia, l'uccello di rapina si gettò su tutti i popoli della penisola, lasciando ovunque traccia di sangue e d'infamia : i principi domestici erano i suoi satelliti e si facevano gloria di torturarci, come voleva il padrone, il re dei
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 14. L'Italia in piedi (La guerra è dichiarata)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 124

   

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