Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAdo di farla, fuorché in casa nostra. Di tale opinione e-ra la grande maggioranza (forse si potrebbe dire, la totalità) dei tecnici. Le divergenze tra essi riguardavano soltanto la linea all'interno su cui fosse più ragionevole aspettare il nemico, e per molto tempo si credette non doversi spingere il nostro primo schieramento oltre l'Adige. Ma lo schieramento sull'Adige significava abbandono del Veneto, senza neanche coprire la Lombardia; cosicché molti credevano che questa ilinea fosse anche troppo avanzata!
D'altra parte bisognava fare i conti coll'opinione pubblica. Così dal progetto di schierarsi sull'Adige si passò a quello di schierarsi sul Tagliamento, e s'impresero alcuni lavori nelle Prealpi, per guardarsi alla meglio da qualche sbocco più minaccioso.
Negli ultimi anni si era posto mano ad importanti lavori sulla grande apertura del Friuli, non già per chiuderla, che non sarebbe stato possibile, ma per dare appoggio alle forze mobili.
Ad ogni modo, la maggior parte dei tecnici credevano che questi lavori avrebbero servito soltanto per trattenere un poco il nemico alle porte, e darci tempo di compiere il lavoro di mobilitazione, il che bastava a giustificare la spesa; ma erano persuasi che l'invasione del Veneto, a breve scadenza dalla rottura delle ostilità, fosse inevitabile; anzi non pochi, forse i più, erano di avviso che non si sarebbe potuto salvare neppure la Lombardia.
Per fortuna, alla testa dell'esercito vi era un uomo superiore alle tradizioni e alla scuola; un uomo che vedeva chiaro dove la massa dei tecnici vedeva buio, anzi non osava guardare. Quest'uomo seppe cogliere al volo l'occasione favorevole; quale? Gli austriaci erano pienamente a giorno delle cose nostre. Essi da parecchi decenni ci avevano circondati di spie. Conoscevano non solo le nostre deficienze militari, ma i nostri studi e le opinioni prevalenti nelle nostre alte sfere, militari e politiche; è lecito credere che non fossero all'oscuro neppure sui nostri piani di guerra studiati negli ultimi an-
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