Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      L'INIZIO DELLE OSTILITÀ
      ni. Lo spie femminili specialmente erano state ben collocate. Chi si guardava da esse?
      Tutto i nostri nemici sapevano di noi, fuorché il pensiero di Luigi Cadorna, e di tutto ci credevano capaci, fuorché della risoluzione che abbiamo presa. L'n'of-fensiva generale da parte nostra, la ritenevano psicologicamente impossibile, e preparavano con molta tranquillità l'offensiva loro, che ritenevano facilissima. Questa era la situazione...
      Appena incominciato lo stato di guerra tra l'Italia e l'Austria-Ungheria, al mattino del 24 maggio le truppe italiane spiegate su tutta la linea del nostro confine, entrarono in territorio nemico. Ma il loro balzo in avanti non ebbe e non poteva avere in ogni regione lo stesso carattere. Mentre sulla frontiera del Trentino e del l irolo le nostre truppe di copertura miravano sopra tutto all'occupazione delle alture dominanti, delle selle e delle testate delle valli, dei passaggi obbligati, per rettificare e migliorare le infelici posizioni determinate dal nostro infelicissimo confine, sulla frontiera del Friuli invece le nostre armate prendevano risolutamente e decisamente la offensiva, fin sulla riva sinistra dell'Isonzo.
      Tale azione si è svolta rapidissimamente, infrangendo la debole resistenza del nemico che è stato costretto a ritirarsi sulla riva sinistra dell'Isonzo. Le teste di colonna italiane occuparono Caporetto — chiave dell'alto Isonzo e delle comunicazioni fra Tarvis e Gorizia — il dorsale collinoso che si eleva tra i fiumi Judrio e Isonzo, Cormons e Versa (dove avvenne l'ultimo scontro della campagna del 1866), Cervignano e Terzo. Nella stessa mattina il nostro cacciatorpediniere Zeffiro distruggeva a Porto Buso una radunata di autoscafi siluranti nemici, e con poche truppe da sbarco faceva 70 prigionieri che trasportava a Venezia.
      Con tali fortunate operazioni preliminari, noi ottenevamo alle nostre armate uno schieramento migliore di quel che la frontiera politica non permettesse, e respingevamo per sempre il pericolo che ci derivava dall'essere il nemico in possesso delle creste e delle testate
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 15. L'inizio delle ostilità
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 157

   

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