Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAtura dei suoi forti, ci siamo incuneati nelle sue linee, abbiamo vinta la sua resistenza e superate le sue trincee in decine di combattimenti. E le prime eccellenti impressioni della sicurezza, del metodo, della preparazione perfetta delle operazioni, si son sempre più rafforzate con la quotidiana conferma dei bollettini, attraverso le dichiarazioni concordi di chi ha potuto vedere, di chi ha potuto partecipare. Coloro che tornano dal fronte, siano militari o borghesi, riportano una sensazione profonda di ordine e di disciplina; di determinazione e di vasta comprensione da parte dei capi, di magnifico slancio e di mirabile spirito di sacrificio da parte di tutti.
« E i risultati di questo mese di guerra — notava il critico — sono del resto la dimostrazione più convincente del buon fondamento di questa impressione.
« Tutti sanno ormai — egli proseguiva — che cosa sia il confine politico imposto all'Italia dalla guerra del 1866: non solo il gran cuneo armato del Trentino penetra profondamente nella vallata del Po — e tutti sanno quanta parte degli organi vitali d'Italia sia nella valle del Po — non solo il cuneo trentino s'infigge minacciosamente nelle carni d'Italia, verso il cuore d'Italia, e dai monti di Cividale alle lagune di San Giorgio di No-garo si stende una piana aperta, indifesa, pensiero e preoccupazione costante dei nostri capi militari; ma quasi dovunque la linea della frontiera ci era sfavorevole anche dal punto di vista delle condizioni locali. Quasi tutte le vette dominanti sulle nostre vallate di confine e moltissime teste di valle erano nelle mani degli austriaci i quali erano andati rafforzandosi dovunque, costruendo strade per il traino delle artiglierie che avrebbero potuto fulminare le nostre posizioni dall'alto, che avrebbero dovuto impedirci ogni movimento lungo le strade del confine, che avrebbero dovuto tenerci in i-scacco fin che le masse austriache si fossero adunate, per precipitare come torrenti verso le nostre pianure...»
E il critico notava che le truppe italiane avevano occupato di un balzo queste posizioni, erano uscite dai valichi e dalle strette che limitavano loro i movimenti e
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