Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
L'INIZIO DELLE OSTILITÀ
la vista, si erano allargate, spiegate, fortificate sul versante nemico, erano calate dentro le valli del nemico, si erano arrampicate sui suoi monti, gli avevano tolto la libertà di muoversi in prossimità del nostro confine, costringendolo a riparare sotto la protezione dei suoi forti.
Dopo aver specificato i faticosi progressi compiuti lungo la vasta frontiera alpina, il critico osservava che lungo la linea dell'Isonzo le posizioni nemiche erano non meno forti per natura e per arte : un fiume profondo, ingrossato dalle pioggie, così da acquistare la violenza di un torrente nella parte alta, dilagante in vaste inondazioni provocate dagli austriaci lungo il suo corso inferiore; oltre il fiume un bastione di monti e di altipiani carsici, mirabilmente atto alla difesa, rafforzato da trincee formidabili, irto di batterie; di qua dal fiume le teste di ponte di Tolmino e di Gorizia, quest'ultima un vero grande campo trincerato.
« Le nostre truppe — egli diceva — hanno passato il basso Isonzo, si sono stabilite a Gradisca e a Monfal-cone, aggrappandosi qui alle ultime pendici del Carso; la fanteria ha forzato il passaggio del medio Isonzo a Piava, stabilendosi, dopo una lunga, eroica, sanguinosa lotta, sulle alture intorno, donde invano il nemico cerca di sloggiarla; alpini, bersaglieri e fanti hanno conquistato con una serie di magnifici combattimenti tutto il massiccio del Monte Nero, scendendo al sud a minacciare Tolmino, spingendosi al nord nella direzione di Plezzo...
« Dovunque abbiamo attaccato — continuava il critico valente — abbiamo battuto il nemico, l'abbiamo talvolta sbaragliato; dovunque siamo stati attaccati, abbiamo ricacciati gli austriaci. E tutte le armi, tutti i corpi hanno rivaleggiato in valore, in ardore. I risultati morali di questo primo mese di guerra sono eccellenti, e ci danno ogni affidamento per il futuro; i risultati materiali non potevano essere migliori. Non si tradisce nessun segreto militare dicendo che in grandissima parte hanno superato le previsioni che logicamente si potevano fare, data la natura del terreno dove l'esercito nostro è chiamato a combattere, data l'infelicità della no-
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