Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA GRANDE GUERRA D'ITALIAsona l'incoraggiamento che sanno infondere ai loro .soldati. Anzi si espongono fin troppo, e i soldati sanno comprendere molto bene il significato di questa condit-ta dei loro capi. »
      Ed altre notevoli ammissioni del valore italiano venivano fatte dai nemici.
      Meritano di essere rilevati alcuni particolari del comunicato ufficiale austriaco sull'ultimo combattimento intorno a Piava. Accennando al fuoco degli austriaci contro i nostri soldati avanzati, il comunicato osservava : « Gli italiani, nelle cui file si trovano molte truppe esperte e dabituate a combattere nella guerra di Tripoli, noncuranti delle perdite, non si arrestavano dall'a-vanzare, come se le nostre posizioni non fossero difese da reticolati. Come furibondi si scagliavano innanzi, e allora avvenivano terribili corpo a corpo e i soldati si assalivano l'uno con l'altro coi calci di fucile e con le pietre, e persino i denti servivano per arma ».
      Il corrispondente di guerra del giornale ungherese Alìiotmany metteva in evidenza il coraggio temerario degli ufficiali italiani e l'ardore combattivo delle nostre truppe, che i superiori riuscivano a mala pena a trattenere nelle trincee mentre esse anelavano di lanciarsi in attacchi all'aperto.
      Un combattente austriaco mandò alla Neue Freie Presse una lettera, in cui era il passo seguente :
      « Sulla strada serpeggiante di comunicazione, nessuna cosa, viva o morta, poteva durare : la pesante artiglieria nemica, nella sua tamburata continua, scopava via ogni cosa. Di rado un colpo errava : su di un posto che gli italiani avevano identificato, piovvero furiosi e pazzi 600 obici. Uno dei nostri fedeli soldati fu ridotto in briciole che raccogliemmo più tardi in un pezzo di tela. Le scaglie degli obici, mischiate con le scaglie delle roccie, percorrevano delle traiettorie di cento metri. Una scaglia traversò nella sua corsa vagabonda un chiuso di legnami e colpì a morte uno dei nostri feriti che vi s'era rifugiato. Per tutta la giornata, il nemico tempestò con masse di fuoco le nostre posizioni. Migliaia
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 15. L'inizio delle ostilità
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 157

   

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