Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
L'INIZIO DELLE OSTILITÀ
dicate inaccessibili, reiterando il tentativo fino alla miracolosa conquista; la precisione matematica delle o-perazioni degli artiglieri, che danno un'anima amica al loro cannone; l'abilità paziente e pertinace nell'opera del genio, sotto il fulminare della mitraglia; la spartana risposta del ferito che si augura guarigione, per riprendere il posto di combattimento, sono i riflessi luminosi di una coscienza limpida e forte come il diamante...
« È veramente romana l'anima di questo rinnovellato esercito d'Italia.
« È suo compito — come lo era pei legionari di Roma — far barriera « alla barbarica furia dei teutoni » e portare pel mondo, non violenza e tirannia, ma civiltà e diritto.
« Mentre il germano di Tacito diceva allora — e par voglia dir anche oggi — « essere cosa pigra e vile acquistar col sudore ciò che si può col sangue », il soldato italiano difende o conquista l'integrità dei suoi confini, del suo lavoro, del suo patrimonio ideale e materiale; mentre nel germano è metodo aggredire i deboli e straziarli, nel soldatino nostro — che offre la fiaschetta dell'acqua all'austriaco assetato, dopo averne sfondato alla baionetta le trincee — è passato qualche cosa dell'anima di Roma, che proclamava dal Campidoglio : parcere subjectìs, et debellare superbosl ».
E l'on. Agnini, deputato socialista, dichiarava :
« Le mie impressioni sono ottime sotto ogni rapporto. Sono tornato davvero pienamente soddisfatto. Le truppe godono eccellente salute, il morale è altissimo in tutti, il buon umore indescrivibile.
« Parrà strano che proprio io dica queste cose; io che sono stato, sono e sarò sempre recisamente contrario alla guerra. Ma la verità è la verità, e un galantuomo non può negarla.
« La realtà è più che consolante. I soldati, specie quelli delle classi più giovani, sono animati da vero e grande entusiasmo. Ho udito io stesso dei militari di mia conoscenza, i quali si lamentavano di essere impiegati nella costruzione di trincee e in altri lavori e chiedevano : « Perchè non ci mandano avanti? » Il loro de-
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