Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      VILA FLOTTA ITALIANA
      Il nostro svantaggio nell'Adriatico — Previsione di atti briganteschi dell'Austria — Il bombardamento delle città indifese — Perdite navali austriache — L'eroismo del « Turbine » — Vanterie del nemico — La fermezza delle popolazioni adriatiche — Le insidie sottomarine — Nostre operazioni efficaci — Il compito dell'armata italiana — La cooperazione con le truppe di terra — La grande trincea nemica — L'abnegazione dei marinai d'italia — Uomini e navi — Il proclama del Duca degli Abruzzi.
      Se il confine terrestre, iniquamente tracciato nel 1866, creava alle armi austriache un'evidente e schiacciante superiorità, contro la quale il nostro esercito dovette esperire tutta la sua eroica tenacia, sul mare la nostra situazione di fronte all'Austria, situazione determinata dalla diversa configurazione delle due rive a-driatiche, era forse ancor più squilibrata in nostro danno.
      Da un punto qualunque della costa opposta alla riva italiana, dietro l'inviolabile cortina delle isole dalmate, le navi del nemico potevano in tre o quattro ore pronunziare azioni contro navi o coste italiane. L'azione delle navi italiane non poteva per contro che partire da un porto fortificato, e in Adriatico i porti fortificati erano due soli : Venezia e Brindisi.
      Di questo fortissimo vantaggio, determinato dalle diverse condizioni delle due coste, era troppo naturale
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 15. L'inizio delle ostilità
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 157

   

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