Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
L'INIZIO DELLE OSTILITÀ
Questo delle insidie subacquee era precisamente u-no dei punti capitali nella condotta della guerra navale, in un mare foggiato come l'Adriatico.
« 11 sommergibile e la mina subacquea — notava il critico navale del Corriere della Sera — entrati a far parte delle armi di guerra, hanno radicalmente scossi alcuni aforismi dell'arte militare navale.
« Si diceva, a esempio, prima dell'odierno conflitto : l'attaccante ha già un deciso sopravvento, perchè e-gli impone le condizioni di tempo, e spesso di luogo, perchè costringe l'avversario a subordinare i piani della sua azione, perchè infine acquista quel predominio morale, che necessariamente si afferma a favore di colui che attacca su quegli che si difende.
« Oggi non è più così. Le insidie delle mine e dei sommergibili hanno ora concesso all'attaccato vantaggi che non solo controbilanciano, ma frustrano quelli prima accordati all'attaccante. Questi deve, per il carattere stesso della sua azione, avvicinare le acque dell'attaccato, rimanere relativamente prossimo alle basi avversarie : in altri termini, è costretto a far tenere il mare a parte delle sue navi, lasciandole perciò esposte al pericolo dei campi minati e agli attacchi dei sommergibili, rischi cui non va incontro l'attàccato, il quale resta in attesa. »
E l'on. De Felice scriveva :
« In tutti gli studi militari sul davvero amarissimo Adriatico, si fa sempre cenno alla inevitabilità di bombardamenti delle nostre città marittime, di azioni violente nei nostri porti, di operazioni disperate nelle zone più aperte del nostro litorale; mentre la nostra flotta, lasciata dalla generosità previdente degl'imperi alleati in balia delle onde, senza una sicura base navale, quasi allo scoperto, deve guardarsi dalle insidie dei siluranti, mantenersi in efficienza tale da poter sempre resistere alla perfidia di qualunque improvvisa aggressione e correre sollecita alla difesa di una zona costiera che va dal canale di Otranto al golfo di Venezia.
« E se, malgrado tanti pericoli e così grandi difficoltà, la flotta italiana ha potuto mostrarsi vigile e pron-
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