Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAdominio del mare. E si attua colla polizia del mare, che ci assicura da qualunque colpo di sorpresa tentato anche con piccole unità; colla protezione del litorale occupato per mezzo di batterie costiere servite da marinai; colla continua vigilanza da terra del litorale esposto, ed eventualmente colla copertura della nostra destra da qualunque attacco dal mare.
« A prova del modo in cui la Marina italiana ha finora assolto il suo compito, basta rilevare il fatto che il nemico non ha potuto nemmeno tentare di offendere dal mare la nostra ala destra. È un fatto d'indiscutibile eloquenza. »
Un uomo di mare, che sotto uno pseudonimo pubblicava nel Giornale d'Italia le sue impressioni di navigatore, scriveva che, per avere una visione, fosse pure sommaria, del tacito lavoro della flotta, bisognava figurarsi tutta la costa nemica, da Trieste a Cattaro, come un'immensa trincea, in declivio verso una pianura minata.
« Iil piano minato e scoperto — egli diceva — è il campo ove le nostre navi si muovono. La trincea in declivio è il ricovero del nemico.
« A questa trincea, la natura non è stata avara di difese naturali. L'inestricabile rete di isole che si intersecano e si succedono senza soluzioni di continuità da un'estremità all'altra, formano un baluardo di parapetti naturali, dai canali dei quali, maravigliose feritoie, l'avversario può spiare ile nostre mosse, tenderci insidie e regolare le proprie.
« Porti, formidabilmente protetti dalla natura e dall'arte, si succedono tratto tratto a rinforzo della naturale linea di difesa. Dietro questi ripari, la flotta nemica.
« Di fronte a questo baluardo, in terreno scoperto a tutti i colpi, le nostre posizioni: l'Adriatico.
« Come precisamente per una ben organizzata e moderna difesa terrestre, non mancano aeroplani per il lancio delle bombe, anche questi forniti dalla natura. Velivolo senz'ale e inafferrabile, l'enorme fascia di
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