Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIANarrando una visita fatta con lui alla stazione radiotelegrafica di Centocelle, il poeta scriveva :
« Eravamo ambedue in uniforme; eravamo pari di grado, pari nel desiderio di servire, pari nella piena dedizione di noi stessi alla Patria. Noi eravamo due soldati d'Italia. La sua scienza e la mia poesia erano divenute strumento di guerra, forza di combattimento, promessa di vittoria...
« Il regolatore delle energie cosmiche era divenuto un soldato taciturno, ravvolto nella disciplina. Erano in lui, come in un altro mago italiano, Leonardo da Vinci, tutte le possibilità, ma egli le teneva rinchiuse nel suo ermetico segreto. Come Leonardo per i condottieri della Rinascenza, così egli sembrava stesse meditando i mezzi più straordinari di offensiva e di difensiva per la nostra guerra sacra. Come Leonardo da Vinci nella sua famosa lettera a Lodovico Sforza, così egli poteva offrire al Re d'Italia una serie di prodigi.
« Il Mago era diventato tutto ad un tratto un eroe. E ieri i semplici soldati ammiravano Guglielmo Marconi come un eroe magico, là nella caserma dove egli poneva piede per la prima volta, dov'egli era andato per prestare il suo giuramento di fedeltà al Re ed al paese. Ed essi s'affollavano ansiosi lungo il suo passaggio, dimenticando i regolamenti, non curandosi della disciplina, desiderosi soltanto di vederselo proprio vicino, cogliere nel suo aspetto umano qualche segno della sua sovrumana potenza, con un superstizioso fervore che strappava le lacrime dagli occhi dei più sinceri,
« Egli parte per il fronte; egli va alla guerra; egli va sulla linea del fuoco a sperimentare i suoi segreti », susurravano i soldati intorno a Marconi, mentre egli se ne stava calmo e sorridente.
« Essi ammiravano in lui l'eroe meraviglioso, essi attendevano da lui il miracolo della vittoria, il messaggio del trionfo.
« E Marconi, colla spada sguainata in mano, con voce ferma e risuonante, giurò fedeltà al Re ed al paese. Egli promise di fare il suo dovere. Ma questa parola sulle labbra di Guglielmo Marconi assunse dinanzi
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