Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAli l'Austria conduce la guerra sul fronte italiano, si denunciano i seguenti fatti, constatati ed accertati mediante rigorosa inchiesta, subito dopo l'ingresso delle truppe italiane nei paesi abbandonati da quelle austriache.
« In numerose località si trovarono case saccheggiate, con distruzione e dispersione delle masserizie, e persino chiese profanate, con asportazione dei sacri arredi. Così, ad esempio, il castello di Spessa, presso Cormons, di proprietà del barone De Economo, dopo essere stato bersagliato dai colpi dei cannoni austriaci da 305 che lo avevano in parte sfondato, aveva poi subito la devastazione dei soldati in ritirata, dai quali era stato messo a soqquadro.
« Come ognuno comprende, simili atti di distruzione vandalica non sono imposti da alcuna esigenza di difesa, o di altra natura, ma servono unicamente all'Austria, da un lato per sfogare il suo malanimo contro le popolazioni italiane già ad essa soggette e non certo entusiaste del suo paterno regime, dall'altro per dar credito alle stolte accuse che essa va divulgando sui pretesi eccessi delle truppe italiane, a danno delle proprietà e degli abitanti dei paesi occupati.
« Intanto, alle vane denigrazioni austriache, le autorità militari italiane rispondono col disporre una speciale sorveglianza sulle case abbandonate dai profughi per impedire ulteriori ed eventuali danni. Anzi, anche in seguito a diretto e personale interessamento di S. M. il Re, alcuni finissimi tappeti orientali esistenti nel suddetto castello di Spessa furono ritirati dal commissario civile di Cormons e tenuti a disposizione del legittimo proprietario. »
E un altro comunicato ufficiale, nello stesso periodo di tempo, constatava le male arti di guerra, con le quali l'Austria s'illudeva puerilmente di poter sgretolare la magnifica compagine del nostro esercito.
« Gli austriaci, ritirandosi — diceva il comunicato, — hanno lasciato dovunque tracce della loro mentalità. Sugli alberi della regione d'oltre Isonzo, presso Monfal-cone, hanno affisso manifestini, stampati in pessimo i-
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