Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
L'INIZIO DELLE OSTILITÀ
taliano, incitanti i nostri soldati alla diserzione. Uno di essi, evidentemente redatto da qualche i. r. confidente di polizia, vorrebbe apparire scritto da un nostro connazionale passato al nemico, e reca la firma di un fantastico disertore italiano.
« Nel manifestino si rifa in modo puerile la storia del come l'Italia pervenne alla guerra contro l'Austria, affermando che « una banda di terroristi si è imposta al paese, trascinandolo nell'avventura per una questione marcia (sic) e, mentre l'esercito è alla frontiera, divampa in Italia la rivoluzione ».
« Un saggio di quella eloquente prosa merita di essere testualmente riprodotto, perchè il pubblico possa apprezzare il bello stile, i peregrini concetti, e la cavalleresca dignità di un documento che fa parte delle armi con le quali l'esercito austro-ungarico ci combatte. Dice il manifestino :
« Chi è quell'asino che nel ventesimo secolo si lascia trascinare al macello? Sono convinto che voi tutti siete del mio parere, e che alla prima occasione seguirete il mio esempio. Non arrendetevi ad uno ad uno, u-scite in massa, e siate certi che anche i vostri ufficiali, quantunque non possano esprimersi, sono della vostra opinione, e seguiranno l'esempio. Dunque, siate prudenti, lasciate le armi e salvatevi, e salvate con ciò l'esistenza dei vostri cari, ma in tempo, prima che il mortale proiettile vi raggiunge. Soltanto così potremo abbreviare il terrore di questo nuovo massacro, e salvare la patria e sè stessi dalla miseria. Dopo guerra finita, dopo proclamata la repubblica, ritorneremo alle nostre case, tutti convinti di aver commesso un'opera più verso la nazione, che con leggi neo-create permetterà il rimpatrio di tutti con fratelli prigionieri. Infine vi posso assicurare che ho visto qui dei prigionieri di guerra a tanta civiltà. l utti vengono trattati bene; tutti ricevono un buon pasto e se vogliono lavoro li si permette e con ciò guadagnano un bel danaro. Compagni! Non esitate, e venite quanto prima l'occasione vi si offrirà. Vittorio Bat-tistini, Roma 20 maggio 1915. »
« Inutile dire che questi appelli alla diserzione han-
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