Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAno provocato nelle nostre file la più schietta ilarità, non disgiunta da disgusto ed anche da compassione per un esercito costretto a ricorrere a coś sciocche manovre.
« A meglio dimostrare quali metodi il nemico continui ad opporre al cavalleresco contegno del nostro e-sercito, valga il seguente fatto :
«Nella notte fra il 17 ed il 18 giugno, tre ufficiali medici uscirono dalle trincee nella regione di Piava con quattro portaferiti, ma si trovarono in breve accerchiati da pattuglie nemiche, composte peṛ in gran parte da personale di sanità.
« 1 nostri e gli austriaci si accordarono di attendere alla cura dei rispettivi feriti, senza reciproche molestie; e due nostri portaferiti rientrarono nelle trincee per dare avviso di quanto era avvenuto. Non essendo poi tornati nè i tre ufficiali medici, nè gli altri due portaferiti, venne inviato al nemico un parlamentario per ottenere la restituzione del personale sanitario arbitrariamente trattenuto. 11 parlamentario a tutto il 19 non era ancora tornato, mentre torṇ nelle nostre linee il trombettiere che lo aveva accompagnato. Egli recava un io^i..... , scritto in tedesco, nel quale era detto che il parlamentario veniva trattenuto per avere fatto dei segnali verso di noi.
« Venne risposto che nessuna intelligenza esisteva tra quel militare ed i nostri avamposti; ma, fino al 20 giugno, nè gli ufficiali medici, nè i due portaferiti, nè il parlamentario erano tornati.
« Simili procedimenti vanno denunziati al mondo civile. »
Questa grottesca idea degli inviti alla diserzione e-ra seguita con ostinata fiducia dal comando austriaco, per quanto i risultati fossero assolutamente nulli.
Un altro comunicato ufficiale italiano diceva :
« Si segnala un'altra manifestazione ridicola e volgare del nostro nemico. Palloncini sospinti dal vento verso le nostre posizioni, scoppiando ad un dato momento, lasciano cadere proclami, come quello di cui ecco il testo :
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Piava
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