Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAAll'azione vandalica delle truppe austriache, che si ritiravano distruggendo, faceva riscontro l'opera restauratrice dell'esercito nostro nella sua avanzata.
Scriveva in proposito Filippo Sacchi dalla fronte :
« La via battuta dal nemico che si ritira, è tutta segnata di rovine. Campi bruciati dalle artiglierie, case sforacchiate dalla mitraglia, ponti rovinati dalle mine. A queste devastazioni inevitabili il nemico ne ha aggiunte per conto suo delle altre, che a prima vista parrebbero incomprensibili. Ci sono tracce frequenti di saccheggi : mobili buttati sulla via, botti vuote sfondate a colpi d'ascia, pagliericci abbruciacchiati in mezzo a un prato, scuole dove hanno rotto sistematicamente tutti i vetri, e scardinate le porte. S'è detto che nella loro intenzione questi saccheggi avrebbero dovuto servire a sobillare la popolazione contro di noi, facendocene apparir responsabili, ma la cosa non è chiara. Si spiega meglio, intendendola come uno sfogo, il pazzo e brutale sfogo di chi fa vendetta, sulla terra perduta, della sua impotenza di difenderla e di riconquistarla.
« Ma se l'austriaco si ritira distruggendo, i nostri, a-vanzando, edificano. Su tutte le terre riconquistate, si può dire che quello che segna il limite della nostra a-vanzata è che di là è desolazione e paralisi di vita, di qua un alacre e vasto fervore d'opere. 11 nostro esercito ripercorre vie romane con ragioni romane : combattere e costruire. Perchè non credere, dunque, che in questi coraggiosi e formidabili costruttori riviva un poco della logica e dell'ardimento potente dei metatores di Cesare? Trovano le vie scavate dalle mine, sepolte dalle frane, sventrate dalle granate, trovano i ponti spezzati in due, gli archi in frantumi, le grandi gabbie metalliche contorte sopra i piloni dirupati, trovano le ferrovie interrotte, le rotaie divelte, le stazioni ridotte a un mucchio di rovine inservibili. (Non maledite queste devastazioni : noi dobbiamo riprenderci la terra nostra col nostro sangue, dobbiamo rifabbricarcela con le nostre forze).
« Subito, rapido, tranquillo e paziente, il lavoro di ricostruzione incomincia. I telegrafisti allineano attraverso i campi i loro piccoli pali gialli; i pontieri gettano
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Filippo Sacchi Cesare Filippo Sacchi
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