Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
L'INIZIO DELLE OSTILITÀ
sui fiumi e i dirupi le loro solide architetture di corde e di legname. Tutto si ripulisce e si riordina. Le strade corrono di nuovo, intatte, tra la doppia fila delle siepi e i casolari, e l'onda delle truppe in marcia e il moto interminabile delle salmerie le ricoprono.
« Quello ch'è straordinario, in tutto questo vasto congegno d opere, non è tanto la loro moltitudine, nè la rapidità con cui vengono eseguite, quanto la loro solidità, la perfezione con cui sono architettate e costrutte. Anche nelle più insignificanti e frettolose, in una passerella per esempio, gittata con poche assi sopra un fossato, vedete non so che singolare cura della perfezione, l'istinto di toccar subito la forma più logica e insieme più armonica, un calcolo minuto e geniale dell'effetto e dei mezzi. Pare che il soldato italiano non sappia lavorare nel provvisorio, che tutto quello che fa sia per sempre. Veramente, qui si capisce che « costruire » è ancora un privilegio della nostra razza. Questi sono bene gli uomini che fino a ieri hanno emigrato a costruire i tunnels, i viadotti, le strade, le case di mezza Europa. Ora battono in riva al bel fiume ridiventato nostro, battono nei cantieri sonanti e operosi le pietre per fondarvi la via nuova, la via nostra, la via da costruire per sempre. »
Un'altra barbarica esplicazione del livore austriaco e degli indegni metodi di guerra adottati contro di noi, furono i bombardamenti di città indifese, per opera di navi e di aviatori dell'Austria. Tutti quegli atti d'ostilità che le leggi internazionali consentono solamente contro opere militari e località fortificate, vennero vilmente compiuti contro le case, gli averi e la vita degli inermi.
I, nemmeno le alte ragioni dell'arte valsero a frenare il cieco furore degli invasori, che a Venezia, con bombe lanciate da velivoli, distrussero il soffitto della chiesa di Santa Teresa degli Scalzi, meravigliosamente frescato dal Tiepolo.
« La premeditazione delittuosa — notava Luigi Lodi — è evidente. Lanciare una bomba sopra Venezia, significa voler distruggere una opera solenne della ci-
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