Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
IL PRIMO ANNO DI GUERRA
— Maestà — disse — quel sottotenente è morto mezz'ora fa con tre soldati, proprio su quella vetta, accanto a quel cannone... Se Vostra Maestà vi si fosse trattenuto ancora un momento...
« 11 generale non ebbe il coraggio di finire; un tremito convulso lo agitava. Due lagrimoni gli rigavano le gote... »
Un collaboratore del Giornale d'Italia recatosi al campo, scriveva :
« Il Re è austeramente schivo di ogni pomposa esteriorità. Questa, che fu sempre una delle caratteristiche più notevoli del suo temperamento, si è rafforzata oggi durante la guerra. Quando arriva sul fronte di battaglia, vestito dell'uniforme grigio-verde, senza decorazioni, senza nessun lucore di galloni e di nappine, accompagnato da seguito scarsissimo, in un'automobile che non è mai scortata e seguita da altre, i soldati spessissimo non lo riconoscono, se non quando si avvicina loro direttamente e si mescola alle loro file. Perfino dalla sua automobile sono scomparsi tutti i segni e gli stemmi della sua sovrana autorità, e i suoi chauffeurs particolari vestono anch'essi l'uniforme militare.
« L'automobile reale ha una specie di prodigiosa qualità : l'ubiquità. Non passa giorno che i soldati non vedano il Sovrano in tre o quattro punti diversi del fronte, distanti fra loro centinaia di chilometri. Ed è raro che l'automobile del Re ritorni a sera nella sua villetta, senza avere divorato centinaia di chilometri.
« Nè il Re si reca sul fronte a casaccio. Alla mattina egli stesso, in base ai comunicati che gli vengono trasmessi sull'andamento della battaglia, stabilisce di recarsi dove ritiene più utile la sua presenza, la sua osservazione diretta dei bisogni e della situazione delle truppe. Sempre egli giunge inatteso, financo agli stessi generali; si avanza sulla linea di combattimento, raggiunge le posizioni elevate che egli conosce già precedentemente alla perfezione, e segue talvolta per ore intere il tiro di una batteria o la manovra di un reparto di fanteria.
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