Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIApiare una mina, che lo getta in uno stagno profondo, dal quale esce nuotando; attorniato dai nemici si difende strenuamente : e solo quando è tornato fra i suoi ed ha dato ragguaglio di ciò che ha visto, sente i gravissimi sintomi della commozione cerebrale : uomo di molte anime imperterrite. Or questo senso dell'adattabilità è la seconda virtù italiana, che in una guerra simile a questa fa dell'esercito meraviglioso arnese di lotta, snello, flessibile, resistente. Commosso e sospinto soltanto dalla necessità, esso è guerriero nel campo di battaglia; e prima e dopo è cittadino. La sua forza è duratura, perchè è naturale e imposta dalla necessità riconosciuta. Se, nell'alba che precede l'assalto, le file si restringono, e l'ufficiale guarda negli occhi i suoi soldati poiché l'ora sta per scoccare, e l'azione par che prenda già forma, e la realtà della prossima strage è quasi visibile e toccabile; allora il popolo italiano si fa ad un tratto esercito, e si getta senza contare sul nemico. E Nello Cecchi di Firenze, ferito da tre palle all'assalto di M. Sei Busi, continua la corsa e giunge alle posizioni nemiche, e vi lancia bombe; e Nicola Orlandi da A-vezzano dice ai suoi : « Lasciatemi, finché non avrò le braccia rotte, potrò sempre combattere »; e il sottotenente Timpanaro da Tortorici, ferito alla testa a Castel-nuovo del Carso, con gli occhi offuscati dal sangue, si fa portare avanti sulle spalle di un soldato, e minaccia di ucciderlo se si ferma : terribilissimo tratto, degno del nostro Ferrucci a Gavinana, finché esausto pel sangue perduto è portato inconscio fuori della linea del fuoco. »
Tutte le regioni d'Italia furono pari nella grande affermazione.
Il colonnello Gatti evocava le genti della valle padana o della solatia Romagna, della dolce Toscana o della tranquilla Umbria, sanguigni industri, amanti del largo riso e dell'opera alacre. Hanno le guancie accese, il petto poderoso, le gambe infaticabili; ricercano la fossa dove sta nascosto, pronto anch'esso al balzo e all'urlo, l'uomo nemico : non agiscono volentieri nell'oscurità. Ma quando sorge l'alba perlacea, muovono ali at-
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