Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAgo, buffo ed eroico in quel vestito, che pare un travestimento, e guarda sereno intorno, ancora là, verso le grandi nuvole che vagano nel cielo, e scendono chi sa dove, verso la Sicilia o verso la Sardegna, piena di ricordi.
In questa guerra d'aspre montagne e di terribili inverni, si scorgono specialmente le virtù montanine della nostra stirpe.
Onde l'alpino possente e paziente, che sente sobbollire in sè sangue antico, prende senza timore il possesso dell'Alpe orientale che di giorno in giorno conquista. Prepara strade e baracche, trascina cannoni su picchi che sembravano inaccessibili ai camosci, costruisce osservatori su aghi di roccia vertiginosi, getta scale e teleferiche su voragini senza fondo. Quando la tormenta infuria, si tappa nella sua tana per giorni e giorni; appena rischiara un poco, scende al comando o al posto vicino; se è bèi tempo, piglia il fucile e va a far schioppettate col nemico.
E mi piace — diceva il colonnello Gatti — di non ricordare il tuo nome, perchè così rappresenti tutta la stirpe, o alpino di Celati in vai di Brois, che hai fatto salire con te a pezzo a pezzo, sulla cima di Valfredda, a 2000 metri, il tuo cannone da montagna; e di là, solo, per giorni e giorni, hai tirato ed abbattuto e abbriccia-to i baraccamenti nemici e ili paese di Ciampei in Valle di San Nicolò; e quando l'artiglieria nemica, rabbiosa, scheggiava e lacerava il monte intorno con centinaia di colpi, ritiravi dietro una roccia il tuo cannone, e fumavi la pipa beato, contando inesorabilmente le ore dell'inutile sfogo austriaco. Come te, con le mani, con i denti, con l'anima indomita si aggrappa il soldato italiano alle rocce che son sue; e le sgretola a poco a poco, se anche sono difese dal massiccio tirolese, cacciatore d'agguato.....
Un comunicato ufficiale, in data 10 luglio, constatava con queste parole 1 abnegazione e il valore delle nostre truppe :
« Le belle doti dell'ufficiale e del soldato italiano si
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