Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

Pagina (96/232)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      LA GRANDE GUERRA D'ITALIAcompito affidato alle nostre squadriglie da quello assegnato ai sommergibili austro-ungarici. Noi abbiamo da difendere una costa lunghissima e quasi completamente scoperta, davanti alla quale le navi italiane hanno elevata una mobile e costante barriera d'acciaio protettore. Il nemico ha le sue coste formidabilmente difese per naturale formazione e per non recenti apprestamenti militari; e può impunemente chiudere e trattenere nei suoi porti, ben protetti dalla corona delle roccie e delle anfrattuosita fortificate, quelle navi che invece sulle nostre frontiere marittime hanno dovuto sostituire appunto le mancanti difese naturali. Un sommergibile nemico o una squadriglia di siluranti che lasci il suo rifugio, trova modo di colpirci fulmineamente in un punto della costa e di fuggire di nuovo in Dalmazia o a Pola, di rientrare in un altro di quei tanto preziosi porticciuoli. L'importanza e il valore militare di queste imprese — che altro non sono se non bombardamenti di città aperte — sono ben poveri. Ma esse dimostrano quanto più facile, in confronto della nostra, sia la missione della marina imperiale. Tuttavia, la costante insidia nemica non è riuscita a toglierci la libertà. Noi siamo veramente padroni del nostro mare, ed invano su di esso e sotto di esso quotidianamente, con instancabile tenacia, i nostri vanno alla ricerca dei navigli austriaci : quasi sempre la caccia è vana.
      « Da ciò deriva nel pubblico una errata valutazione dell'opera dei sommergibili. I vantaggi di questa campagna che mai non ha tregua, sono infatti poco evidenti e poco diretti nei risultati. Stentano a balzar sott'oc-chio; bisogna andare a ricercarli, a rilevarli dove queste navi agiscono; e la maggior parte, quasi tutto quello che è dato rilevare, non può essere detto. In marina tutto o quasi è realmente segreto. Della frontiera terrestre si può dir quasi tutto, poiché il nemico è là, come noi, e vede anche quello che noi si vorrebbe nascondere. In mare, l'avversario non può nulla vedere, e solo percepisce ciò che riesce a sapere da fonti proprie, a rapire dallo spionaggio e dalle informazioni segrete... )>
      — 96 —


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 16. Il primo anno di guerra
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 213

   

Pagina (96/232)






Dalmazia Pola