Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAsorta, impiegarono tali aeroplani per riconoscere le linee nemiche; poi debbono essere ricordati gli oculati e febbrili provvedimenti coraggiosamente adottati dai dirigenti dell'aeronautica, per procedere alla sostituzione dei primitivi monoplani con biplani moderni ed efficenti.
E va ricordato pure quanto hanno fatto gli idrovolanti dell'esercito, l'idroaviazione della R. Marina, i nostri dirigibili e i « Draken » in servizio di artiglieria.
L'on. Montù, uno dei primi apostoli dell'aviazione militare, che già guidò gli aviatori volontari in Libia ed allora, durante un volo, fu ferito, celebrò in una sua conferenza le gesta dell'aviazione militare italiana.
Gli episodi — egli disse — sono là, a centinaia, per provare l'abilità, la tenacia, l'audacia, la baldanza dei nostri militi del cielo.
Ecco una squadriglia di Aviatik preposta alla difesa di Brescia. Il 14 febbraio, numerosi aerei austriaci, imbaldanziti per un effimero successo di sorpresa ottenuto giorni prima, si precipitano come nibbii sulla ferrea città, leonessa d'Italia, per seminare strage, strage di bimbi secondo il loro mal costume. Ma di colpo tutti i nostri aeroplani di difesa si avventano nel cielo a stormi, sciamano via verso gli avversari, li attaccano risolutamente. Sorpresi, i nemici si illudono da principio di poter dare battaglia, ma di fronte alla maestria dei nostri che con giri concentrici li avvolgono in un cerchio di fuoco, essi sono costretti, per sfuggire alla morte, a salire più alto, sempre più alto, senza avere potuto recare la minima offesa, dovendosi- poi lanciare in precipitosa fuga verso la Val Sabbia, Val Trompia e il Lago d'Iseo, fin oltre in confine.
Ancora : un'altra squadriglia di Aviatik è addetta alla difesa di Verona. Il 20 marzo, mentre una fortissima nebbia avvolge il cielo, l'allarme annuncia l'arrivo di aeroplani nemici. Incuranti delle sfavorevoli condizioni atmosferiche, i nostri salgono oltre gli ottocento metri, dove riescono a trovare limpido il cielo; attaccano gli austriaci e li fugano, atterrando poi in alta montagna, in luoghi e circostanze di asperità che solo la loro bravura poteva affrontare e sormontare. Sette giorni dopo sei AI-— 118 —
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