Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAnon si sa se definire più ridicola o più sfrontata, ma forse l una e l'altra insieme — che con quest'attacco noi abbiamo perduto ogni diritto ed ogni pretesa al rispetto delle nostre città.
« Sta in fatto che il giorno 21 i nostri aviatori si a-stennero dall'avvicinarsi a Trieste,- non già per rispetto verso il nemico — che, dopo le selvaggie e ripetute aggressioni contro le nostre città indifese, non ne merita alcuno —; ma per rispetto ed amore verso Trieste, gemma purissima di italianità. Lanciarono invece' ben sessanta bombe — non venticinque — sull'Arsenale del Lloyd Austriaco a sud della città, dove sorge quella stazione di idroplani dalla quale appunto partirono tante aggressioni contro i nostri centri popolosi, delle quali l'ultima e più feroce il 18 aprile contro Treviso.
« Ciò per la verità dei fatti dinanzi alle leggi dell'umanità e della civiltà. Se poi nelle immediate vicinanze del campo di aviazione nemico vi fossero borghesi e bambini, questo è un male di cui i nostri aviatori non possono essere responsabili.
« Quanto alla puerile minaccia implicita nelle parole del nemico, ad essa possiamo rispondere che le popolazioni italiane hanno già ripetutamente e sino dall'inizio della guerra provato la ferocia dell'avversario, che in undici mesi di guerra non ha mai una volta bombardato un nostro accampamento militare o un campo di a-viazione o un'opera fortificata od altro qualsiasi obbiettivo militare, ma sempre e solo città inermi, mentre ora osa atteggiarsi a paladino di diritti da esso sempre sel-, vaggiamente conculcati. Ed hanno anche le nostre popolazioni dimostrato di sapere serenamente sopportare il furore nemico e valorosamente difendersene, tanto valorosamente che nelle frequenti ed infelicissime incursioni aeree tentate dall'avversario nel breve periodo dal 27 marzo al 12 aprile, ben dodici dei suoi velivoli caddero infranti al suolo per l'abile tiro dei nostri artiglieri e fucilieri e pel mirabile slancio dei nostri aviatori.
« Di contro a questi successi, che il nemico stesso ha dovuto riconoscere ed il mondo ammira, l'avversario non conta al suo attivo in undici mesi di guerra che tre
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