Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
IL PRIMO ANNO DI GUERRA
« È nel settore di Piava che si svolse la più disperata battaglia della prima fase della guerra italiana.
« Le forze austriache erano composte di truppe dalmate, boeme, polacche e ungheresi, alle quali si aggiunse un battaglione di un reggimento viennese. Il campo di battaglia si stendeva lungo la base delle alture di Piava. Il piccolo villaggio di Piava, trovandosi sotto alte montagne, accoccolato alle falde di una bassa collina, venne sottoposto così al fuoco degli assalitori come a quello dei difensori. Il possesso del villaggio significava il passaggio dell'Isonzo per gli italiani; la sua difesa era essenziale per gli austriaci, le cui posizioni sulle pendici erano eccezionalmente ben fortificate.
« Gli italiani cominciarono il bombardamento il 5 giugno, cercando anzitutto di scoprire i cannoni austriaci nascosti, tempestando di shrapnels e di granate le strade, per impedire il sopraggiungere di rinforzi. In certi punti vennero lanciate più di cinquecento granate. L'8 giugno gli italiani, attraversato il fiume, cominciarono a risalire su Piava. Tutte le forze austro-ungariche vennero impegnate ad arrestare l'avanzata e non vi riuscirono.
« Il 12 giugno gli italiani bombardarono le alture con tale veemenza che i soldati austriaci, che pure avevano preso parte alle peggiori battaglie nei Carpazi e in Galizia, non poterono resistere agli effetti; vi furono ufficiali che perdettero i sensi, altri impazzirono in conseguenza dello spaventoso fragore, del continuo furore del fuoco concentrato dei cannoni. Le granate esplodevano contro le cime in tale numero e così rapidamente, come fossero mitragliatrici che sparassero; pezzi di roccia strappati dalle cime laddove i proiettili si sferravano contro la montagna, ferirono od uccisero molti soldati appostati nelle trincee scavate nella pietra. Il tumulto delle detonazioni, a quanto dichiarano i soldati, rendeva impossibile di udire i comandi; parecchie centinaia d'uomini lavoravano a trasportare i feriti giù, occorrendo quattro ore e sei uomini per portare un ferito ai primi ospedali da campo. E con difficoltà i portaferiti potevano venir indotti a ritornare nell'inferno; molti sven-
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