Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
IL PRIMO ANNO DI GUERR 4
« Il Carso — scriveva dal campo in quelle terribili giornate di luglio il corrispondente del Giornale d'Italia — domina Gorizia, esso domina l'Isonzo : lo stesso pregio ch'esso avea per il nemico a contrastare la nostra avanzata irresistibile, avrà domani per noi a garantire la sicurezza della nostra marcia verso oriente.
« Ad occuparlo si è profittato fin oggi di quei tentacoli che l'audacia sorprendente dei primi assalitori del Carso gettò sulle sue coste : su Monfalcone e su Sagrado principalmente, dove la baionetta portò i nostri fin sulla terrazza calcarea che domina l'altipiano. Sono quei tentacoli le vie per le quali irrompe e dilaga oggidì sulla groppa del monte la furia dei nostri attacchi. E tutti, più che alla diletta città che aspetta, a Trieste, a Miramare, tendono a occidente, verso il mostro che da ogni lato va dissanguandosi : Gorizia...
« Il Monte San Michele è forse, con il Podgora, la faccia più scudata della sua resistenza. Contro di esso monte si è accanito quell'eroismo dei nostri che facea esclamare pochi giorni fa a un ufficiale austriaco prigioniero : « Gli italiani sono i più audaci soldati del mondo ». Altra volta ho descritto l'infernale potenza difensiva di questo sperone montuoso che avanza il suo muso trincerato su Gorizia : è come un colossale castello naturale, alto trecento metri, ampio più di dieci chilometri quadrati, di ferro e di macigno, che domina la rocca austriaca dell'Isonzo, al suo incrocio col Vippacco. Alla metà di giugno, uno dei reggimenti che ne conquistò le prime propaggini e vi si trincerò, sotto il fuoco implacabile dei cannoni austriaci, udì dal colonnello questo discorso : « Ognuno di noi deve prepararsi a conquistare i reticolati e le trincee che ci stanno di fronte, essendo disposto alla morte... Sia benedetta la morte nostra e dei fratelli se essa debba aprirci la via alla vittoria... »-. I soldati ascoltarono e meditarono in silenzio; il giorno dopo conquistavano due ordini di trincee nemiche, alla baionetta...
« Oggi la montagna è nostra fin sotto il culmine. Tutt'intorno la sua gobba di macigno, s'assiepa l'ansia sempre indomita e irrequieta dei nostri. La serrano in
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