Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAuna morsa quelli che vi si sono inerpicati direttamente dalle rive dell'Isonzo e quelli che da oriente verso occidente han compiuto la marcia d'accerchiamento verso Gorizia. No, non è stata una marcia. È stato un torrente sovrumano di eroismo. I primi che tornarono dall'alto, giorni addietro, e raccontarono la battaglia vittoriosa della nostra fanteria, iniziata nell'altipiano scarno di Do-berdò, non furono creduti. Quelli che avevan visto e saputo la ferocia di questa fornace infernale delle artiglierie nemiche, non ne ritenevano possibile un così rapido approccio. Poi s'è saputo che è vero. Dalle prime settimane di luglio la battaglia del Carso ha portato questo risultato : i nostri sono padroni delle spaventevoli labbra dell'altipiano carsico.
« Non è più possibile raccontare la storia di ogni singolo eroismo. Un generale diceva l'altro giorno a Cervignano : — Ogni soldato può scrivere la sua epopea... — È così. Queste due settimane di intensa battaglia per la conquista dell'altipiano carsico, sembrano un mito. Ogni uomo di quelle non molte migliaia che Fhanno guadagnato, contrapponendo la propria forza corporea e morale a quella ritenuta invincibile della pietra, dell'acciaio e della mitraglia, ha guadagnato i suoi lauri. L'impresa era così temeraria che il valore meccanico delle armi parve in molti momenti inetto ed inutile alla conquista. Lottava l'audacia contro la fucileria, la abnegazione contro l'artiglieria, la costanza contro le trincee di cemento e di macigno. Era una turba di esseri indifesi, nudi di corazza, armati solo di ardimento, che si frangeva contro ogni più formidabile ostacolo nemico e materiale. Il trionfo è divinamente umano : l'epopea della battaglia è latina, perchè conduce alla vittoria del coraggio spirituale contro la resistenza inumana della moderna meccanica difensiva.
« Quei reggimenti che sono arrivati più in alto, nei valloni brulli dell'altipiano, hanno dovuto conquistare in media un centinaio di ordini di trincee nemiche. Sopra Sagrado, ad esempio, ne furono contate trenta nello spazio di tre chilometri. Tutte erano quali più volte furono descritte : reali fortezze, donde gli austriaci pote-
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