Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      IL PRIMO ANNO DI GVERRÀ
      tini ufficiali, evocando lo svolgimento della più tenace e furibonda guerra nel settore carnico.
      La necessità di assicurarci la difesa o, in altri termini, di chiudere saldamente le porte di casa nostra — scriveva dalla fronte della Carnia Baccio Bacci — ci ha costretti fino dal principio della campagna a forzare la resistenza del nemico e a togliergli quelle posizioni dominanti, che potevano rappresentare per noi un pericolo. Gli austriaci strategicamente avevano una notevole superiorità, e, possessori di cime importanti, potevano tentare di penetrare dalla valle della Zeglia nella nostra del But, attraverso il Passo di Monte Croce Carnico, basso valico delle Carniche principali, antichissima e battutissima strada di comunicazione.
      Probabilmente il piano del nemico doveva essere quello di prender subito l'offensiva, sfruttando in questo settore la situazione vantaggiosa che aveva a confronto nostro, infatti, mentre in altre parti del teatro della guerra l'avversario o non aveva attaccato o fiaccamente a-veva ostacolato la nostra avanzata, in Carnia le sue artiglierie aprirono il fuoco, sia pure senza risultato, contro di noi, il 23 maggio, primo giorno di ostilità.
      Ma il piano avversario era previsto e da parte nostra prendemmo immediatamente l'offensiva, conquistando alla baionetta nella notte dal 24 al 25 il passo Val Inferno, la testata Val Degano, la sella Prevaia, alla testata di Val Raccolana, e gli accessi di Valdogna.
      Mentre le nostre artiglierie bombardavano Malbor-ghetto e la conca di Plezzo per evitare un'offensiva austriaca da quella parte, attacchi furibondi, ripetuti lungamente, prendevano di mira il passo di Monte Croce, per opporre una barriera insuperabile ad un disperato tentativo di invasione austriaca.
      Monte Croce è stato il campo di azioni violente da una parte e dall'altra, nelle quali le artiglierie si batterono quasi giornalmente, con livore ostinato, giacché per gli austriaci si trattava di forzare la nostra difesa per poi scendere lungo la valle del But, affluente del Taglia-mento. Si trattava insomma per il nemico di appli-
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 16. Il primo anno di guerra
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 213

   

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