Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAche l'ira di Dio si fosse scatenata sulla terra. In ogni punto bagliori di colpi in partenza e di colpi in arrivo. In quel momento un solo pensiero era in noi tutti : quello della brava fanteria che sapevamo avanzare fra quell'uragano di ferro e di fuoco. Il fuoco degli austriaci durò ininterrotto e rabbioso fino alle ore due.
« Una telefonata del capitano mi chiamò al telefono : « Le cose vanno bene. Lo comunichi anche ai nostri. Allunghi il tiro di cinque ettometri. » Queste parole furono per me le più eloquenti, furono per me la certezza della conseguita vittoria. I nemici fuggivano terrorizzati e noi li inseguivamo cogli shrapnels dei nostri meravigliosi cannoni. Alle 2.45 un'altra telefonata mi avvertiva di cessare il fuoco celere e di continuarlo con un sol pezzo per tutta la notte. Cima Lana era nostra, e con essa tutte le posizioni fortificate circostanti... Noi riportammo lievissime perdite. Gli austriaci furono fatti a pezzi o prigionieri. Alcuni furono trovati nelle gallerie, inebetiti dalla sorpresa e dallo spavento. Si può dire che i nostri non spararono un colpo di fucile. A quest'ora la nostra artiglieria è già piazzata sulla cima conquistata, a 2400 metri. È meraviglioso, sorprendente. »
Alla mina gigantesca si lavorava da quattro mesi : cento quintali di gelatina v'erano stati sepolti...
L'Austria cercò, al solito, di negare o sminuire il nostro successo; ma un comunicato ufficiale italiano ristabiliva così la verità :
« Il comando supremo austriaco non sa rassegnarsi alla clamorosa perdita del massiccio del Col di Lana. Sul posto reitera i tentativi di attacco, nel bollettino moltiplica le menzogne : con pari infelicissimo successo, nel campo dei fatti come in quello delle parole.
« Dal giorno in cui i famosi Kaiserjager perdettero l'ultimo lembo della cresta del Col di Lana arrendendosi a noi in numero di circa 200, un violento fuoco di artiglieria nemica bersaglia giorno e notte le posizioni da noi conquistate.
« Durante le tregue, forze avversarie, sempre rin-
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