Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAso di Berlino, quando proprio in Napoli da una pleiade di patrioti, Imbriani, Bovio, Avezzana, Laurenzana, Zuppetta, Mirabelli, Casini, più forte saliva il reclamo per l'umiliazione patita, e la propaganda assidua, ardente, tenace per la restituzione alla Patria delle sue terre.
« L'alleanza è stretta e serbata, non per cooperare a finalità comuni, ma per soffocare dissidi insanabili, per contenere l'esplosione di antagonismi atavici, per ritardare conflitti fatalmente segnati, per assicurare u-na pace che sarà spesso solitudine e tregua affannosa
« Le armi dei due Stati, in perpetua diffidenza l'uno dell'altro, si apparecchiano non per sommarsi, ma per contrapporsi...
« L'Italia cercava farsi tollerabile il vincolo, l'Austria si affaticava a renderlo insopportabile. Ed ogni quail volta la diplomazia nostra si procacciava il conforto di un periodo di quiete, di una formola di adattamento, l'Austria pareva tenesse a far sentire con sincerità brutale — quasi per interrompere la prescrizione dell'odio — il peso della catena, così da potersi segnare anno per anno le coincidenze tra inni di solidarietà e di amicizia, e fatti che ne sfatavano la illusione. Eràno gli apparecchi offensivi di guerra ai confini, l'annessione della Bosnia, i progetti di ferrovie balcaniche, i decreti di Hohenlohe, il dispregio brutale del sentimento italiano, la distruzione meditata, sistematica, della stirpe nostra entro i confini dell'Impero. »
Importantissimo fu il passo del discorso in cui l'on. Barzilai fece vere rivelazioni politiche intorno ai subdoli intendimenti dell'Austria ai nostri danni, mentre era in pieno vigore il trattato d'alleanza.
« A Vienna — egli disse — comandavano i militari. Il ministro italiano degli Esteri ben sapeva, anche per comunicazione di documenti autentici del nostro Stato Maggiore, della trama intessuta dallo Stato Maggiore austriaco nel 1911. Conrad — e vi alluse il Presidente del Consiglio notevolmente, nel suo memorabile discorso del Campidoglio — d'accordo con l'Arciduca Francesco Ferdinando, il Principe Ereditario, opinava
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