Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAguerra nostra — egli disse — ne illumina nel tempo stesso la natura e l'estensione e fa intendere le leggi cui essa obbedisce. E, in vero, se qualcuno, dominato da una certa preoccupazione nominalistica, si chiede se la nostra è una guerra nazionale o costituisce, invece, una fase della grande guerra internazionale, basta aver presente quanto dicemmo dianzi circa i fattori determinanti il nostro intervento, per avvertir subito ohe, se la spinta alla guerra fu, come doveva essere, eminentemente nazionale, essa si è necessariamente collegata e, direi quasi, saldata con la guerra internazionale. Non si tratta già di avere abbandonato la formola del « sacro egoismo »; ma egli è bensì che così le ragioni della guerra come lo svolgimento di essa determinano in un egoismo intelligente il senso chiaro e preciso della solidarietà più assoluta, più salda, più cordiale coi nemici dei nostri nemici, cogli alleati nostri.
« Nessuna persona di buon senso crederà mai che possa darsi utilmente una nostra vittoria isolata, cioè al di fuori e indipendentemente dalla vittoria dei nostri alleati; e, come non una vittoria, così non può darsi una pace isolata. La formola « tutti per uno, uno per tutti », qui non discende soltanto da ragioni di dignità nazionale o da un alto sentimento etico; essa vive nella realtà pratica, quale si manifesta giorno per giorno nell'andamento della guerra, unica, per quanto formidabilmente complessa. E sarebbe volontaria cecità non accorgersi dell'unità ideale e materiale che stringe tra loro gli eserciti che combattono su tutte le fronti, della vicendevole ripercussione che i successi o gli insuccessi degli uni determinano a favore o in danno degli altri, dell'unico fascio, insomma, in cui sono collegati i bestini di tutti i popoli combattenti per la stessa causa contro lo stesso nemico.
« Ma, con la stessa limpidità di pensiero e chiarezza di linguaggio, io debbo aggiungere che tale visione solidale, per ciò stesso che impone di considerare come proprio l'interesse comune, giustifica di considerar come comune l'interesse proprio. Nè tale considerazione di utilità è limitata da alcuna ragione pregiudiziale. Nel-
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