Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIArietà, con cui le tre grandi nazioni continueranno ad a-dempiere al comune dovere. »
La stretta solidarietà dell Italia con la Francia, l'Inghilterra e la Russia non tardò a manifestarsi vigorosamente in un grande avvenimento politico : la dichiarazione di guerra alla Turchia, che già trova vasi in istato di guerra con quelle Potenze.
II 21 agosto 1915 veniva pubblicata la comunicazione ufficiale della guerra dichiarata : e veniva reso pubblico il seguente dispaccio circolare, inviato dall'onorevole Sonnino alle nostre rappresentanze all'estero :
« Sin dal primo momento della firma del trattato di pace di Losanna (18 ottobre 1912), il Governo ottomano ebbe a violare il trattato stesso. Tali violazioni hanno continuato senza tregua sino ad ora. Il Governo imperiale non adottò mai seriamente misura alcuna perchè si addivenisse in Libia alla cessazione immediata delle o-stilità, secondo gliene facevano obbligo i suoi patti solenni; nulla fece il Governo stesso per la liberazione dei prigionieri di guerra italiani. I militari ottomani rimasti in Tripolitania e Cirenaica furono mantenuti sotto il comando degli stessi ufficiali, continuando ad usare la bandiera ottomana, conservando i loro fucili e i loro cannoni. Enver bey diresse in Libia le ostilità contro l'esercito italiano sino alla fine del novembre 1912; Aziz bey lasciò .quella regione con 800 soldati di truppa regolari soltanto nel giugno 1913. Il trattamento che l'uno e l'altro ricevettero rientrando in Turchia prova all'evidenza che i loro atti ebbero il pieno assenso delle autorità imperiali.
« Dopo la partenza di Aziz bey continuarono ad arrivare in Cirenaica ufficiali deill'esercito turco; ve ne sono ora oltre un centinaio, dei quali il regio Governo conosce i nomi. Nell'aprile di quest' anno, trentacinque giovani bengasini, che Enver pascià aveva condotto nel dicembre del 1912, contro il nostro volere, a Costantinopoli, dove furono ammessi a quella Scuola militare, furono rinviati in Cirenaica a nostra insaputa, nonostante contrarie, dichiarazioni.
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