Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
I CONDOTTIERI POLITICIlamente allorquando il Re di Montenegro, col suo Governo, e le missioni diplomatiche, lasciarono quella regione per l'avanzarsi del nemico. Altri trasporti e sbarchi di materiale si fecero a Durazzo, e in complesso i materiali trasportati e sbarcati ammontarono a 6900 tonnellate a S. Giovanni di Medua e a 30.000 tonnellate negli altri porti dell'Albania. Vi furono impiegati circa 100 piroscafi.
« L'impresa ancora più ardua dell'imbarco e del trasporto dell'esercito serbo segna un'altra pagina brillante ad onore della nostra marina. Furono soccorse e ritirate da Medua, da Durazzo e da Valona, oltre l'intero esercito serbo, molte migliaia di profughi, donne e bambini; e migliaia di ammalati e di feriti vennero imbarcati su navi ospedali. Fu inoltre trasportato in Italia tutto il contingente dei prigionieri austriaci che erano stati catturati dall'esercito serbo, nè occorre dimenticare che, contemporaneamente, avveniva l'invio sull'altra sponda di una spedizione militare italiana, destinata a rendere possibili ed ordinati tutti gli imbarchi iniziati. In complesso furono così trasportati attraverso l'Adriatico oltre 250.000 persone e 10 mila cavalli.
« Questo così considerevole movimento di persone e di materiale avvenne senza gravi danni, nonostante la stagione cattiva, nonostante le avverse condizioni dei piccoli porti albanesi, la prossimità delle basi nemiche, la relativa lontananza dell'unica base nostra, Brindisi, per cui erano assai facilitate le insidie dei sommergibili nemici, i quali poterono portare ben 19 attacchi a fondo.
« II nemico inoltre diede prova di attività continua con mezzi aerei, con mine subacquee, con tentativi di entrata in azione mediante squadriglie di cacciatorpediniere appoggiate ad esploratori o ad incrociatori. Tutti questi tentativi vennero frustrati dalla vigilanza perenne del naviglio di scorta. Ed è veramente notevole la scarsità delle perdite sofferte.
« Oggi l'esercito serbo ricostituito sta ad affermare solennemente che la" Serbia, nell'avversa fortuna delle armi, vive di vita indomabile contro l'aggressione e la oppressione nemica. La visita del principe Alessandro
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